Un film.. come dire, ventoso.

A tratti ventilato.

Ma anche avventato.

Sciroccato.

Turbinosamente evanescente.

Inafferrabile, ingovernabile.

Come solo il vento sa essere. Appunto.

Ad esser sincero non è che abbia proprio del tutto capito, con punto-cardinalizia scientificità, esattamente di quale tipo-di-vento si trattasse: sarà stato un maestrale o forse levante, magari bora-rigorosamente-di-Trieste.. non è dato sapersi; una cosa è certa le svolazzevoli inquadrature e le intangibili interpretazioni dei protagonisti (l'improbabile Markus Wahlberg su tutti), in questo senso, non rappresentano il non plus ultra per discernere sul flusso della ventilata ventilazione. Ma tant’è.

Pensate un po': un flusso aerostatico talmente bislacco e portatore di non si sà bene quale "cosa", che di punto in bianco ti fa camminare al contrario. E anche farfugliare cose senza senso. Ma non credo ci sia bisogno, perlomeno per quanto mi riguarda, del vento perché ciò accada: indi comprenderete il mio scarso entusiasmo per la davvero esangue trama.

In cuor mio, sinceramente, l'ho guardato sperando che almeno qualcuna delle agitate spire in esso rappresentate smorzasse almeno flebilmente la canicolarmente umida staticità dell’aere mèco circumnstante. Manco quello.

La prossima volta credo spegnerò la protocatodica tivvù accendendo contestualmente il moribondo ventilatore: magari l’effetto isobarico-depressionale sarà più intenso.

Sempre sperando che nel frattempo Mister M.(buona)Notte Sciamalanno la smetta col cinema (o supposto tale, visti anche alcuni dei pressostatici predecessori) e si dia alla proficua pesca del Matsugoro.

O magari allo studio della termodinamica applicato alla meteorologia.

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