All’inizio mi ha lasciato un po’ indifferente: mi aspettavo un disco più simile ai precedenti, incentrati sul dream pop e sullo shoegaze, mentre in questo gli M83 hanno tirato fuori una vena decisamente più pop-rock ( e che strizza l’occhio alla musica radiofonica, per non dire alle voci modificate che richiamano la moderna musica da ballo). Poi, dopo vari ascolti ho cominciato ad apprezzare il cantato, che spesso e’ meno rarefatto e fortemente ispirato a quello di Peter Gabriel. Il dream pop e lo shoegaze si ritrovano comunque in alcuni brani, soprattutto nei numerosi intermezzi tastieristici, con brani molto brevi ma incidenti.

Il disco si apre con “Intro”: synth paradisiaci, canto alla Peter Gabriel, crescendo con voce femminile, cori spaziali in dissolvenza. “Midnight City” è caratterizzata da canto dream pop (ricorda tra gli altri, i Pet Shop Boys e The Alan Parson’s Project), voci modificati alla drum machine, ritmo funky, cassa dritta, spumeggiante assolo di sax: uno dei migliori episodi del disco. “When The Boats Go” è un intermezzo di tastiere e piano evanescente e malinconica. “Wait” e’ una ballata con canto sognante alla mojave 3 nelle strofe e nell’accompagnamento con chitarra acustica, ma si tramuta in un pezzo rock nel ritornello (anche qui l’influenza di Gabriel si fa sentire parecchio); culmina in uno zenit di lamenti vocianti. “Raconte-moi une historie” e’ uno dei capolavori del disco: parte giocosa mentre la voce di un bambino racconta come’ essere una rana. La seconda parte e’ un celestiale rincorrersi di tastiere metafisiche e voci dilatate. “Train To Pluton” e’ un altro intermezzo: un synth sfavillante tratteggia un’atmosfera spaziale. “This Bright Flash” ritira fuori l’influenza dei Mojave 3 ma incanalandola in un miasma rock-shoegaze travolgente; poi la voce si impalla e si ripete fino a mandare l’ascoltatore in trance. “Soon My Friend” ha una vena piu’ psichedelica che addirittura ricorda i Pink Floyd di “Wish You Were Here” . Si arriva a “New Map”, per me il capolavoro assoluto del disco: le influenze trascendentali dello shoegaze e del dream pop si intrecciano a quelle rock in un brano in cui le voci fanno da tappeto sonoro e le tastiere da protagonista, con un magnifico giro di flauto nel finale, che si allaccia alle note di sassofono. “Ok Pal” esplode nel magnifico finale in cui una voce si impenna fino a diventare un requiem dal gusto agrodolce. “Splendor” potrebbe essere uscito direttamente da “Excuses for Travellers” se non per il giro di sintetizzatore che richiama direttamente la musica psichedelica dei tardi anni 60. “Fountains” dura solo un minuto e venti eppure e’ uno dei piu bei brani del disco: le tastiere si fanno languide e le voci sospirano mentre davanti all’ascoltatore si spalancano le porte del Valhalla. Si passa a “Steve McQueen” dove il frenetico e vibrante fraseggio di tastiera ricorda certi primi pezzi degli Underworld: la canzone e’ la più catchy e pop dell’intero disco, il ritornello ricorda “Paradise” dei Coldplay (purtroppo) ma si salva per il magnifico lavoro di sintetizzatore. Complessivamente un lavoro inferiore al precedente, ma comunque un buon disco. C’e’ da sperare che con tutte le colonne sonore che stanno componendo (quella di Oblivion, ad esempio), gli M83 non diventino troppo pomposi ed epici, e non scivolino troppo nella musica radiofonica. La mia paura e’ che questo disco sia l’inizio di un processo di commercializzazione, ovvero l’inizio della fine. Speriamo di no.

VOTO: 7 su 10

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