Mac DeMarco ha 22 anni. Mac DeMarco è canadese. Mac DeMarco è un folgorato. Mac DeMarco è uno di quei ragazzi che hanno un sogno e finite le superiori decidono di dedicare anima e corpo al raggiungimento dell’obiettivo. E il suo obiettivo è quello di far musica. Suona, registra qualcosa ma non è subito fortunato; quindi nel frattempo fa lavori per tirare a campare come operaio in una ditta di pavimentazione stradale e (pensate un po’) partecipa a esperimenti medici come cavia.

All’inizio del 2012 realizza un EP: "Rock And Roll Nightclub". "Rock And Roll Nightclub" è una passeggiata negli anni ’70 per le Rue di Parigi (quelle più decadenti e originali) che finisce davanti al Folies de Pigalle da dove escono sbronzi marci Lou Reed con a braccetto David Bowie. Comunque sia, a quelli della Captured Tracks il disco piace e allora facci il prossimo album che te lo finanziamo noi.

L’album viene inciso e intitolato (con molta fantasia) "2", e non perde la natura cantautorale un po’ chansonnier  e registrata in casa del disco precedente (Mac definisce quello che suona jizz jazz). Strimpellate leggere e cantilenanti. Arpeggi ubriachi che ti mandano in loop il cervello. I testi sono ispirati alla quotidianità: niente visioni di Madonne, salti nel blu, viaggi ultraterreni o pace nel mondo. No, pura abitudine. Quello che succede di solito a qualunque cittadino medio, in un qualunque giorno medio. Ed è la quotidianità dei testi che permette di interpretare il disco come una giornata tipica (sempre a Parigi sia ben inteso).

Ci si sveglia la mattina con l’assonnata e pigra "Cooking Up Something Good", dove la mamma è in cucina, il papà sul sofà e “…life moves slowly”. Colazione del campione e si scende a prendere la Metrò. Si muore dal sonno e il freddo ti tiene in uno stato di dormiveglia molto scomodo in cui tutto sembra un’allucinazione come la melodia di "Dreaming" (ehi mi sono sognato quella figa o era vera?!).

Arrivi al lavoro (o all’università), caffè e via con "Freaking Out The Neighborhood" con cui, nonostante il ritmo più sostenuto del disco, ti accorgi che come al solito non hai voglia di fare un cazzo. Oh! Ecco "Annie", la tua collega con cui parli di tutto: per fortuna che c’è lei, sennò con chi ti lamenteresti del tuo mal di vivere?! E dai suoni di sottofondo nel ritornello si capisce che sei proprio a terra.

Pausa cicca. "Ode to Viceroy" è la dedica lenta e stanca di Mac alle sue sigarette low cost preferite (nel video ne fuma una quantità immane). Tu invece vai a prendere un caffè (lentamente), lo bevi (lentamente) e ti fumi la tua Viceroy (mooolto lentamente).

La giornata lavorativa continua placida con "Robson Girl": stai pensando a qualcuno con la concentrazione altalenante della chitarra di questa canzone. Sei cotto. Encefalogramma piatto. Si va a casa finalmente e in Metrò vedi una ragazza (stavolta vera) di cui ti innamori per i 15 minuti totali del tragitto, e nella tua testa bacata canti "The Stairs Keep On Calling", una serenata per convincerla a scappare via con te.

Arrivi a casa della tua ragazza (quella che sta veramente con te) e per salutarla sfoderi il romanticismo bohémien di "My Kind Of Woman". Balli con lei dolcemente con l’intermezzo musicale "Boe Zaah". Ah già, la ragazza si chiama "Sherrill" (o Sherrool come pronuncia lui) e a cena, al lume di candela mentre, la rassicuri tenendola per mano dicendole che tu ci sarai sempre al suo fianco ovunque vada. "Still Together" è la canzone di due innamorati (ma innamorati forte) e chiude la giornata, nel letto con Sherrill, ed è tutto bello: cascate di miele, laghi di sdolcinatezze e montagne di promesse (“..lets walk the line together..”).

Mac DeMarco riesce così a cantare la giornata di una persona comune, nessuna superstar o superfigata: il semplice e umile volgo. E lo fa con testi poco pretenziosi e semplici, con una chitarra da 30 dollari comprata a 16 anni e con una pedaliera che a detta sua “non la userebbe nessun artista serio”. Ma come detto all’inizio Mac è un pazzo e fare il pazzo gli riesce ottimamente.

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