"Antonomasia", registrato fra il 1999 e il 2002 e pubblicato dopo indicibili vicissitudini nel 2005, sancisce l'atteso ritorno del combo italo-tedesco dopo ben sette anni da quella che era stata la loro ultima testimonianza da studio.

L'esordio dei Madre del Vizio, paladini del death-rock made in Italy, risale al 1991 (lo split con Les Fleurs du Mal). "Dio Dio Dio", il folgorante debutto, esce nel 1992, seguito a ruota dalla comparsata nella compilation "The Crypt" (1993) e dai mini-album "Feast of Blood" (1995) e "All Around the World" (1996). "Mesmerismo", del 1998, è il secondo full-lenght, opera che non mancò di suscitare perplessità per l'inaspettata svolta metalleggiante, mentre questo "Antonomasia", gradito ritorno alle origini, viene descritto dal leader Fulvio Tori come la naturale continuazione di "Dio Dio Dio", che ad oggi rimane il loro colpo meglio assestato.

In verità, "Antonomasia" non pare in grado di bissare i fasti delle origini, soffrendo ancora di eccessive tentazioni goth-metal, che finiscono irrimediabilmente per svilire l'irruenza punk ed ingessare l'energia più propriamente rock che scaturisce dagli ampli scassati.

Fulvio Tori, che non è la quintessenza del carisma, è dal canto suo bravo nel ritagliare versi in italiano che senza la dovuta attenzione difficilmente si sarebbero spalmati sulle metriche di una musica tipicamente anglosassone. I suoi testi, tuttavia, non fanno impazzire, mentre la sua voce, un po' troppo monocorde, non è niente di eccezionale: preoccupato più che altro a rendere intellegibili all'ascoltatore le liriche (pregevole intento), il cantante finisce per essere fagocitato dalle ritmiche rocciose e dai suoni possenti delle chitarre, incontrando qualche difficoltà nell'emergere dal marasma e mancando di quella teatralità e di quella sfrontatezza che il genere richiederebbe.

Christian Roβbach (chitarra solista e programmi) e Matthias Kreis (chitarra ritmica, basso e programmi) allestiscono un corposo death-rock di tutto rispetto, ma, ahimè!, eccessivamente tributario nei confronti dei soliti nomi, Christian Death ovviamente, ma anche Sisters of Mercy: riff chirurgici, basso pulsante, base danzereccia, qualche inserto di tastiera qua e là a fare atmosfera.

Il tutto confezionato con estrema professionalità e cura del dettaglio, anche se poi le chitarre finiscono per suonare troppo moderne, e se la doppia cassa triggerata presente in certi pezzi era forse evitabile, quel che è sicuro è che nel complesso i suoni ci appaiono eccessivamente leccati, quando invece li avremmo preferiti marci e caracollanti.

Si diceva, dunque, che questi Madre del Vizio non sono proprio dei campioni dell'originalità, e così la riedizione di "Dr Phibes" scippa il riff di "Alice", la partenza di "Invisibile" ricorda troppo spudoratamente "Temple of Love", mentre in più di un frangente Tori ci appare il Rozz Williams de' noantri. I testi, ripeto, non brillano, ricalcando pedissequamente i cliché del genere: morte, sesso, perversioni ed immaginario horror a go go (fatta eccezione di "Ufo", in cui viene affrontato in maniera simpatica il tema degli extraterrestri), non privi però di una buona dose di ironia e di sano gusto per l'eccesso.

A questo punto è doveroso porsi delle domande: siamo di fronte a qualcosa di fenomenale? Direi proprio di no. Val la pena comunque dare un'auscultata a questo "Antonomasia"? Assolutamente sì: perché se gli obiettivi erano quelli di divertire e far muovere il culo, possiamo affermare che gli intenti sono stati pienamente coronati.

Lasciamoci quindi andare alle travolgenti "Sogni dimenticati" (fra i pezzi più belli scritti dal trio) e "Il rasoio" (dall'irresistibile refrain: irriverente nell'inneggiare al suicidio). Lasciamoci catturare dal mantra ipnotico della visionaria "Il mio viaggio" e dalle inquiete evoluzioni della goticheggiante "Il tempo muove".

"Mi ricordo" e "Vampira" corrono veloci sul doppio binario Amore/Morte, mentre nelle conclusive "Il pittore maledetto" e "Vecchio pazzo" sono rinvenibili tracce dei primi Litifiba (nella prima sono i vocalizzi di Tori a richiamare vagamente l'estro di Piero Pelù; nella seconda è invece l'incedere tribale ad evocare le atmosfere esotiche tipiche della formazione fiorentina).

Lontani dall'essere i degni eredi di formazioni storiche come Diaframma e i già citati Litfiba, i Madre del Vizio rimangono comunque una realtà degna di nota del panorama dark-wave nostrano: i problemi vanno più che altro rinvenuti nelle intenzioni di un genere, il death-rock, che a quasi trent'anni di vita non solo non si è saputo evolvere, ma ancora oggi rimane saldamente ancorato a quanto contenuto in quel capolavoro insuperato che risponde al nome di "Only Theatre of Pain", da cui tutto originò.

Che Rozz Williams riposi in pace.

Elenco tracce e video

01   Dr. Phibes (04:21)

02   Sogni dimenticati (04:09)

03   Il mio viaggio (04:15)

04   Il rasoio (04:28)

05   Il tempo muove (05:34)

06   Invisible (03:54)

07   Mi ricordo (04:44)

08   Vampira (03:39)

10   Il pittore maledetto (04:14)

11   Vecchio pazzo (06:19)

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