Per Nadia

Una volta tanto oggi non mi va di parlare e scrivere di massimi sistemi.

Non voglio parlare di coscienza, del tempo, del senso della vita.

Anzi no, forse in verità ne voglio parlare, semplicemente ho meno tempo perché la vita è breve o, più plausibilmente, non sono completamente cosciente di continuare a farlo.

Come vedete, quindi scrivo in fondo sempre delle stesse cose, per cui vado al dunque.

Ieri uno dei pochi volti televisivi per cui provo simpatia, una ragazza bionda, molto caruccia (e per favore nessuno mi accusi di sessismo per metterlo in evidenza), una ragazza normale, con un sorriso che farebbe sciogliere il cuore di un robot (se mai ne avranno uno), ha avuto un incidente sul lavoro, un bruttissimo incidente sul lavoro.

Si da il caso che questa ragazza si sia spesa tempo fa in maniera encomiabile per la mia città, Taranto, come forse nemmeno i tarantini fanno, sicuramente non io.

Si da il caso inoltre che questa ragazza sia di Brescia, anche se tentava di non farlo notare quando provava a pronunciare una frase nel nostro dialetto scritta su alcune magliette.

Io amo il nostro Paese, l’idea che, al di là di beceri estremismi, al di là delle distanze, siamo uniti da qualcosa di più che confini geografici.

Colpevolmente forse più della mia città.

La passione sincera che Nadia, una bresciana, una che con questa terra non c’entra nulla, ha dimostrato nell’aiutare Taranto, ed in particolare i suoi bambini, integrandosi nel nostro mondo, mi ha colpito moltissimo e commosso.

Mi ha ricordato La storia del guerriero e della prigioniera di Borges.

Con la differenza che Nadia non ha avuto bisogno di essere imprigionata per imparare ad amare e ad aiutare questa terra.

Grazie di tutto da un tarantino tiepido.

Riprenditi presto.


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