Volare

Io da bambino sognavo spesso di volare.

Due cose sognavo più spesso delle altre: di volare e il diavolo buono ed il diavolo cattivo.

A quanto pare già da bambino avevo una mente alquanto complicata.

Volare era davvero una mia specialità.

Volavo per la casa arrivando a sfiorare con la schiena il soffitto della casa.

Non conoscevo ancora cosa fosse la forza di gravità, forse per questo mi risultava così facile farlo.

Crescendo ho conosciuto tante cose, che mi hanno tolto un po’ alla volta i miei super-poteri.

E così, un bel po' di anni fa, la conoscenza post-traumatica e scientifica della psicologia dell’approccio amoroso mi ha tolto la capacità di illudermi e volare con la fantasia solo per uno sguardo subito da una ragazza, e da una donna in seguito.

Due cose ancora mi sfuggono: la vera natura dell’Universo e quella della coscienza, come a tutti del resto, del mondo esteriore e del mondo interiore.

La prima ignoranza mi permette di essere ancora qui, in questo momento in questo posto, mentre scrivo.

La seconda ignoranza mi permette ancora di pensare, di sperare, di sognare.

E’ come quando si riesce a suonare un pezzo particolarmente difficile al pianoforte, solo se ci si dimentica definitivamente il funzionamento della partitura.

Da quando da bambino ho scoperto a scuola la gravità, ho sempre pensato che per vincerla si dovesse essere in grado di sollevarsi da terra, come fanno gli uccelli e gli aerei.

In verità l’unico modo per vincerla, lo dice la scienza, e’ abbandonarsi ad essa, lanciandosi nel vuoto.

E’ quello l’unico vero volo, libero davvero dalla gravità, ad occhi chiusi.

Una volta perso del tutto il contatto con la torre di controllo.

Pochi lo sanno, e di quei pochi, pochi ne hanno il coraggio, perché sanno che non può durare, se lo si vuole fare fino in fondo.

E forse è meglio così, anzi, sicuramente.

L’uomo è fatto di quelle cose che l’Universo non vuole conoscere di se stesso, o di cui ha paura.


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