Massa critica di un ideale (da B. G. a se stesso, con autonomia)

Quando si inizia è quasi sempre tutto molto bello, che sia oggi, domani, o cento anni fa.

È bello quando parlando con qualche amico ti rendi conto che le cose non vanno come vorresti, e che il tuo amico la pensa esattamente come te. Non è una questione di interesse personale, è proprio che prendi coscienza che puoi fare qualcosa per gli altri. Qualcosa di nuovo. Puoi fare qualcosa per cambiare il tuo Paese, o addirittura il mondo.

Per renderlo meno vittima di quei pochi gruppi di potere chiusi in se stessi, politici e no, carnefici di ogni speranza di un futuro migliore, aprirlo al cittadino comune, far decidere la gente del proprio destino. Ed il modo è a portata di mano, e può avere il volto di un cittadino qualunque come di un personaggio famoso.

Un gruppo ancora ristretto di amici ti accompagna in questa avventura.

Poi il gruppo si allarga, quello non lo conosco, non mi convince del tutto, non so chi sia, ma fa lo stesso, anche lui pare, esattamente come me, entusiasta alle parole che sto ascoltando. Ergo, anche lui ha i miei stessi pensieri, gli stessi ideali. La stessa rabbia.

Adesso siamo sempre di più. Le parole non riesco più a sentirle chiaramente, alcune non le capisco abbastanza, alcune non le condivido del tutto. Ma è bello essere tanti, qui, migliaia, in questa piazza.

Ma ora che succede, perché tutta questa gente ha cominciato a muoversi tutta in una sola direzione, senza guardarsi intorno. Mi trascina, non sono io a deciderlo, non sento più nulla. Chi si ricorda più di un tempo? Noi siamo qua, ci muoviamo tutti insieme uniti per fare qualcosa di bello e giusto. Ora non più, ora facciamo qualcosa di bello e giusto perché ci muoviamo tutti insieme uniti.

Tu che sei fuori dalla massa, sento che dici qualcosa, ma non riesco ad afferrare le tue parole. Ci sono troppe persone che mi separano da te, milioni. Parlano e scrivono di tutto, ma soprattutto delle regole da rispettare rigorosamente per muoversi uniti, per continuare a rimanere uniti. E poi di colui, o di coloro, che da oggi ne dovrà garantire l’applicazione, per conto non si sa più di chi.

Tu che sei fuori dalla massa, intravedo che stai parlando con un amico, ti rendi conto, quasi come un clandestino, un escluso, che le cose non vanno come vorresti, e che il tuo amico la pensa esattamente come te. Non è una questione di interesse personale, è proprio che pensi di poter fare qualcosa per gli altri. Qualcosa di nuovo. Puoi fare qualcosa per cambiare il tuo Paese, o addirittura il mondo. Per renderlo meno vittima di quei pochi gruppi di potere chiusi in se stessi, politici e no, carnefici di ogni speranza di un futuro migliore.

Io non posso più.
Io sono il tuo nemico.


Carico i commenti... con calma