Berlino: 6/7/2018, ore 20

Questo è il mio primo editoriale scritto in diretta dall’estero (anche se trasmesso in differita).

Sono a Berlino.

Sono seduto nei pressi della fontana dell’amicizia dei popoli, in Alexanderplatz.

Un gruppetto colorato di tifosi francesi festeggia davanti ai miei occhi la vittoria di oggi sull’Uruguay, ai mondiali di Russia.

Vi devo confessare una cosa. A me i francesi stanno sulle palle.

Ma loro sono divertenti, anche quando cantano a squarciagola la marsigliese.

Che invidia. Per consolarmi penso a cosa dobbiamo aver combinato noi in quell’estate del 2006, qui a Berlino, dopo le vittorie sulla Germania e poi sulla Francia. Il massimo della goduria. Roba da far impallidire questo gruppetto di tifosi transalpini. Che sono divertenti però, anche quando cantano la marsigliese. Un’altra cosa vi devo confessare. Io ho uno spirito, o almeno una parte di esso, abbastanza nazionalista, direi quasi patriottico, sovranista, per usare un termine in voga di questi tempi. Lo ho ereditato da mia madre. Mi ricordo quando tifava con ardore dannunziano per il paesello italiano, qualunque fosse, in quel gioioso e scanzonato tentativo di contribuire al progetto di un’Europa unita che fu Giochi senza Frontiere. Ma una parte di me tifa per l’Europa. E anche questo sfottere provocatorio dei tifosi francesi mi diverte e mi fa sorridere come lo sfottò di un amico tifoso della juve, ed io (facciamo il caso) sono tifoso dell’Inter, ma davanti alla nazionale non possiamo che tifare tutti uniti dalla stessa parte, in quanto tutti italiani. Che fine farà l’Europa se le cose continueranno ad andare come negli ultimi tempi (e non è detto per colpa, o almeno non solo per colpa, dell’Italia)? Se vogliamo usare la bellissima metafora buddista nel quale la pace di un individuo con il resto del mondo e’ vista come un corpo umano nel quale, se il corpo non ha problemi, nessuna parte e nessun organo in particolare fa sentire la sua presenza, mi sa che il corpo dell’Europa sta messo davvero male. Spero solo che il cervello dell’Europa (chiunque sia), non ordini ad una delle gambe (chiunque sia), di prendersi a auto-calci nel culo (chiunque sia) così che il corpone litigioso dell’Europa unita non finisca definitivamente nel mondo dei sogni irrealizzati.


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