Cefalopodi free-jazz e altre amenità egiziane

Quando mi addentro in un editoriale mi incuriosisce capire se sarà un editoriale curioso.

Se ci si trova innanzi a qualcosa di interessante o di particolare da leggere: diciamo che preferisco quelli che per convenzione potrei definire editoriali frì-gezz.
Editoriali PeterBrötzmannPaalNilssenLoveKenVandermarkJoeMcPhee, per brevità.

Questo chiaramente non è uno di quelli; non è neanche un editoriale: è la traslazione di un incartapecorito papiro-egizio scoperto in un fetido baule in soffitta.
Quando da giovane vagabondavo per il Cairo.

Ammetto che per i simboli più complessi mi sono avvalso dell'immarcescibile traslatore di Gugol: perdonerete perciò qualche lieve imprecisione dal geroglifico all'itagliano.

Nel papiro dovrebbe esserci scritto che sarebbero da preferire quelli squagliati che permettono di astrarci anche solo per qualche minuto dalle quotidiane vicissitudini più o meno tribolate che ci attanagliano.

Sarei poco incline a quelli troppo avvinghiati alla realtà e/o all'accadimento quotidiano tavolta più tragico chè comico.
Basta guardarsi un po' intorno: di quelli se ne trovano a bizzeffe ovunque: quotidiani, tivvù e network più o meno sociali ne sono strapieni.
E poco spesso, seppur non volentieri, risultano memorabili e degni dello spazio concesso.

L'analisi a caldo sull'onda dell'umano disagio dell'ennesimo sconquasso, perlopiù con argomentazioni scarse o per nulla conosciute, è poco produttiva se non totalmente fallace.

Tanti sembrano detenere la soluzione in tasca ma in pochi sembrano in grado si estrapolarla efficacemente dalla saccoccia.

E' il predominio del decisionismo pret-a-porter, del parerismo indiscutibile: della facile soluzione al problema complesso.
Anche se anch'io sono sostanzialmente in linea con i post-platonici Brutal Truth, i quali sostenevano che a domande estreme si risponde con estreme risposte, direi comunque di cercare di restare coi piedi per Terra.

Per restare nell'ambito, conscio che forse non mi si crederà, mi è parso di scorgere Gengis Khan rampicarsi su un rododendro gigante nell'atto di avvistare cefalopodi imbizzarriti prima dell'impanatura irridere cariatidi catarifrangenti prive di occhiali da sole.

Testuggini fluorescenti sfrecciare alla velocità del suono per tuffarsi tra benefici effluvi e deiezioni nauseabonde. Imbottigliate all'unisono. Menadi astemie che si dilatano e dilaniano il petto senza aver bevuto neppure un singolo calice.

E infine, laggiù, australopitechi ingobbiti su geisers di naftalina compressa che schiantano al suolo meteore di panna montata.

Uhm.. ammetto di non essere proprio sicurissimo della fedeltà della traduzione.

Ma questo è (o ambirebbe ad essere) un editoriale PeterBrötzmannPaalNilssenLoveKenVandermarkJoeMcPhee.

Sempre per brevità.


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