È dura, a Modena, per i leghisti. Dopo le primarie democratiche, Salvini andò dal barbiere, mentre lo radeva, l'uomo gli aveva chiesto: “Per chi ha intenzione di votare?” “Per me stesso, anzi no, per Di Maio... ci devo ancora pensare”. “Allora lei tiene per i Grillini?” "Deciderò nell'urna all'ultimo momento." Replicò Salvini. "Ma lei è il capo dei leghisti!" Gli urlò in faccia il barbiere. Salvini aveva sussultato nella poltrona. Non si era aspettato un approccio così brutale. “No, anzi non lo so, mi lascio sempre la possibilità di cambiare idea” aveva detto. Se non fosse stato colto di sorpresa, avrebbe detto: “Io non tengo né per i Grillini né per i democratici.” Il barbiere tracciò un sentiero netto nella schiuma, poi puntò il rasoio contro Salvini. “Voglio dirle una cosa,” fece, "i veri politici non sono quelli che governano bene, no, no, no, sono quelli che sanno usare il cervello, e lei... lei lo sa usare" posò il rasoio, continuando risoluto, “ormai ci sono solo due partiti: i Grillini e i Leghisti. Basta guardare questa campagna. Sa cos’ha detto Renzi? Ha detto che meno di dieci anni fa, quelli non sapevano nemmeno allacciarsi le scarpe. A Bologna, se un grillino entrava in un negozio di barbiere per democratici e chiedeva barba e capelli, l'avrebbero buttato fuori, ma adesso... capisce cosa voglio dire? E senta questa, lasci che le dica ancora una cosa: niente andrà più per il verso giusto fino a quando non ci libereremo di tutti questi Grillini, finché non troveremo qualcuno capace di mettere quella gentaglia al suo posto. Ora la faccio saltare sulla poltrona. I negri sono più forti di noi, i nostri giovani sono tutti figli di mammina, invece loro, loro no! Dovremmo farli governare! Un governo e un parlamento di culi neri! Sicuro! Mi hai sentito, Mohammed?” urlò al ragazzo di colore che stava pulendo il pavimento. “Sicuro,” fece Mohammed. Era il momento buono per dire qualcosa, ma Salvini non riuscì a trovare niente di appropriato. Avrebbe voluto dire qualcosa che fosse comprensibile anche a Mohammed. Era stupefatto che il barbiere avesse tirato in ballo Mohammed. Salvini si chiese di quale tendenza fosse il ragazzo. Aveva l’aria del bravo ragazzo, pulito e a posto. “Se qualche Grillino entrasse nel negozio a parlare di tagli di capelli, ci penserei io a tagliarglieli davvero, senza scherzi.” disse il ragazzo di colore mostrando ben bene la scopa a tutti gli astanti. "Ci penserei io a metterli a posto..." Salvini si alzò dalla poltrona con la faccia ancora piena di schiuma da barba... "Si è arrabbiato signore?" disse il barbiere. "Su, si rimetta a sedere non parleremo più di politica" “Ascoltate!” urlò Salvini, “credete che io stia cercando di cambiare quelle vostre teste di cazzo? Ma con chi credete di avere a che fare?” Afferrò il barbiere per una spalla e lo costrinse a voltarsi. “Credete forse che voglia mescolarmi a un branco di idioti come voi?” Il barbiere si liberò dalla stretta. “Non se la prenda,” disse, “il suo è stato un bel discorso, una presa di posizione che è piaciuta a tutti. È proprio come dicevo io: bisogna usare il cervello, bisogna...” Salvini tornò a sedersi sulla poltrona e adagio' il capo al poggiatesta. “Davvero una bella presa di posizione, decisa," finì il barbiere mentre afferrava nuovamente il rasoio. Guardò ancora la faccia di Salvini, per metà coperta di schiuma. Il sangue cominciò a pulsare nel collo di Salvini, sotto la pelle. Si alzò e si fece largo velocemente tra gli altri clienti, diretto alla porta. Fuori il sole sospendeva tutto in una pozza di calore, e prima che potesse girare l'angolo, schiuma e sangue iniziarono a colargli giù dentro il colletto, lungo l’asciugamano che portava ancora appeso al collo, ciondoloni, fino alle ginocchia.