Buon mattino parrocchetto (Verde)

Il mio colore preferito è il verde.

Lo è sempre stato, da che io ricordi.

Ricordo che da bambino mia madre un giorno comprò un lenzuolo copriletto, verde, per il letto matrimoniale.

Appena lo stese, entusiasta, mi sdraiai sul letto e mi rotolai sopra, in preda a un piacere fisico, quasi panico.

Incomprensibile ed esagerato forse, ma la sensazione tattile, oltre che visiva, del fresco, di quel verde del lenzuolo, ancora lo ricordo dopo ben più di quarant’anni.

Lo stesso era con i pastelli, amavo in particolare quello verde, e con una macchinina, quella verde acido.

Da quando sono un po' cresciuto, fino al giorno d'oggi, mi sono innamorato spesso di copertine di album musicali verdi, di tutti i tipi, di tutti i generi, di canzoni sugli occhi verdi, e purtroppo ultimamente non disdegno album i cui titoli hanno a che fare con il verde (già qualcuno mi ha criticato a riguardo …).

Alcuni scienziati/filosofi, Daniel Dennett in primis, sostengono con grande convinzione che i colori, come tutti i qualia del resto, non esistono.

Quello che noi percepiamo come un colore nel mondo esterno e’ solo l’eco interiore della reazione primigenia, della nostra risposta emotiva, al contatto, la prima volta, con una proprietà ineffabile del mondo esterno con cui non avevamo mai avuto a che fare.

Per me forse poteva essere qualche strana proprietà comune a un prato, o un albero, che io ora, a partire dal momento in cui mi hanno suggerito il nome, chiamo verde.

Da circa un mese in casa mia e’ arrivato un nuovo abitante, un parrocchetto Monaco, verde.

Mia moglie e mia figlia lo chiamano Locky, non so se in onore del filosofo.

Io lo chiamo pistacchio: il gusto di gelato preferito da mio padre, dal colore verde.

Mi sono documentato sul parrocchetto Monaco.

Secondo certe fonti la vita media va da 25 a 30 anni, ma può anche arrivare a 45.

Ogni mattino mi alzo, mi lavo, e poi, cercando di fare in silenzio, vado in cucina dove ha passato la notte all’interno della sua gabbia.

E penso: “Buon mattino parrocchetto”, un po’ come il mio amico Mark con il ragno.

Mi fa paura pensare che mi potrebbe anche sopravvivere.

Mi sembra di aver fatto entrare in casa mia qualcosa forse destinato, in maniera assolutamente inaspettata e non voluta, a diventare un pezzo troppo grande della mia vita, anzi, qualcosa (o qualcuno?) che farà sì che diventi io nient’altro che un pezzo della sua, di vita.

Se dovesse succedere, voglio che il giorno del mio funerale venga a salutarmi per l’ultima volta.

E mi sussurri in un orecchio (a breve potremo iniziare ad insegnargli qualche parola, poi andrà avanti da solo..) perché proprio il verde, casualmente il colore del suo manto, è il mio colore preferito.

Cosa provai quella prima volta.

Dove ero, con chi ero.

Cosa avevo visto.

E poi ce ne voliamo via per sempre, lui da una parte sbattendo le sue ali verdi, io da un'altra.

Forse.


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