Nada Pode me Separar do Amor de Deus

"Siamo fatti di emozioni. Cerchiamo sempre delle emozioni. E' solo questione di trovare il modo per provarle. Ci sono molti modi per provare un'emozione e c'è solo una cosa particolare che la Formula 1 può fornire. Siamo sempre esposti al pericolo. Pericolo di farsi del male. Pericolo di morire." (Cit. Ayrton Senna)

"Dov'eri quando è morto Ayrton Senna? Prova a fare questa domanda a chiunque. Ciascuno ti risponderà descrivendoti un luogo, il momento preciso." (Lucio Dalla, Bologna 1996).

Hai ragione Lucio; hai perfettamente ragione. Ricordo benissimo quel 1 Maggio del 1994...però devo tornare ancora più indietro. Devo ritornare al Gran Premio di Montecarlo del 1984 sotto un diluvio universale. Ayrton era al suo primo anno in Formula 1; gareggiava con una Toleman, vettura di categoria inferiore rispetto alla concorrenza. Strabiliò il mondo con la sua guida, galleggiando su di una pista resa ancora più insidiosa da una pioggia che non dava tregua. Recuperava 6 (sei avete letto bene) secondi al giro ad Alain Prost che conduceva la gara. Lo avrebbe ripreso, lo avrebbe superato; ma d'improvviso si decise di sospendere la gara e non ci fu vittoria per Ayrton; "soltanto" un secondo posto. Ma si fece notare, tutto il mondo sportivo dell'automobilismo capiì che il ragazzo di San Paolo aveva la stoffa da campione.

Da quel giorno mi innamorai di Ayrton come raramente mi è capitato nei confronti di un uomo dello sport; soltanto Michael Jordan e Roger Federer possono competere. Da quel giorno credo di non essermi perso nemmeno un Gran Premio di Formula 1; con le mitiche telecronache sulle reti RAI di Mario Poltronieri. Duelli sanguigni prima con Piquet, poi con Prost e Mansell; ho gioito per le sue vittorie; ho goduto per i suoi tre titoli di campione del mondo. Emozioni che conservo ancora dentro di me.

Ricordo benissimo...

Poi arrivò il 1 Maggio del 1994; mio suocero era ricoverato in un centro di cura per dimagrire sulle alture di Verbania. Dovevo accompagnare Marina e sua madre a trovarlo; non senza una certa dose di dispiacere perchè, per la prima volta, non potevo vedere il mio Ayrton in diretta. Quindi non seppi dell'incidente, non c'erano telefonini, non c'era internet. Rimasi all'oscuro della tragedia fino a quando rientrai a casa, in quella casa di un mio precedente editoriale a Pieve Vergonte.

Mio padre mi raccontò; da pochissimi minuti era giunta la notizia ufficiale della morte di Ayrton; si spense la luce per me. Ho dei nebulosi ricordi su come ho reagito; fu comunque devastante. Avevo la camera tappezzata di poster; prima di Gilles Villeneuve, poi di Ayrton.

Per me la Formula 1 è finita quel giorno; certo ho continuato a seguirla...ma non è mai più stata la stessa cosa.

Ayrton o lo amavi alla follia o lo odiavi.

Era una bestia in pista, non aveva pietà per nessuno; un vincente, che voleva soltanto tagliare il traguardo per primo.

Maniacale nella preparazione fisica, abilissimo nel trovare le soluzioni ideali per l'assetto sulle varie piste. Arrivava dal kart e dalle formule minori; si era formato battagliando con chiunque. Sempre cercando di essere al comando, da subito, dalla prima curva. "Se sei davanti non hai problemi con i sorpassi, a parte i doppiati. Non hai davanti nessuno ed i cartelli che espongono dai box puoi leggerli meglio". Così diceva.

"Non esiste curva dove non si possa sorpassare".

"Arrivare secondo significa soltanto essere il primo degli sconfitti"

"Non saprete mai come si sente un pilota quando vince. Quel casco nasconde sentimenti incomprensibili".

Queste alcune delle sue citazioni più famose. Ma ce ne sono a decine.

Aveva anche una fede incrollabile; molto spesso parlava del suo rapporto con Dio, con la religone. Ma lo faceva senza essere tedioso; lo faceva perchè era onesto e sincero.

Raramente sorrideva; mi ha sempre dato l'impressione di una persona triste, almeno quando gareggiava. Ma non era così; ci sono tantissimi filmati dove lo si vede amare la vita, sorridere, divertirsi nel suo Brasile.

Con la sorella Viviane iniziò a pensare di creare una fondazione a suo nome per aiutare la sua gente, la sua povera gente ed in particolare i bambini. Tutto ciò divenne cosa concreta pochi mesi dopo la sua morte; una fondazione che ancora opera tutt'oggi in Brasile e non solo.

Qualche anno fa sono stato ad Imola alla curva Tamburello dove è avvenuto l'incidente. C'è un monumento, una statua di Ayrton che lo ricorda; commozione tanta. Ho incontrato delle persone che arrivavano dalla Russia; come me hanno lasciato uno scritto sulla rete che separa il parco dalla pista.

Volevo andarci anche quest'anno ad Imola; per i venticinque anni...non ne ho avuto il coraggio. Sono troppo emotivo.

Ho quasi concluso; vi lascio consigliando la visione in rete dei suoi tre CAPOLAVORI in Formula 1 che certificano indissolubilmente la sua infinita grandezza.

1) Gran Premio del Brasile 1991, la sua prima vittoria nel circuito di casa. E' in testa nettamente, una gara dominata. Ad undici giri dal termine il cambio si rompe, ed è costretto a finire la gara in sesta marcia!! Tenendo una mano sulla manopola del cambio per evitare la fuoriuscita della marcia ed il ritiro: uno sforzo gigantesco. Patrese alle sue spalle guadagna secondi su secondi; ma riesce a concludere in testa. Godetevi l'urlo impressionante sia del telecronista brasiliano, sia di Ayrton tagliato il traguardo. Sul podio è distrutto dalla fatica ma riesce ad alzare la bandiera del suo paese; un paese in delirio per il proprio eroe.

2) Prove del Gran Premio di Montecarlo 1988. Il suo è il giro perfetto nelle stradine contorte del principato. Una danza millimetrica, una precisione di guida che impressiona. Non c'erano tante diavolerie tecnologiche nella Formula 1 di allora. Rifila quasi un secondo e mezzo a Prost e più di due secondi a Berger. A detta di molto il giro di qualifica migliore di tutti i tempi!! Sono totalmente d'accordo.

3) Gran Premio di Donigton 1993. Ancora sotto il diluvio. Un primo giro leggendario; Ayrton è indietro nello schieramento di partenza e parte anche male. Alla prima curva è quinto con la sua McLaren; ma ci mette pochissimo a prendere confidenza con un asfaldo insidioso, viscido ed infido. Quattro sorpassi, uno dei quali all'esterno di una curva dove nessuno si sarebbe sognato anche soltanto di provarci. Al termine del primo giro è già in testa, lasciando dietro di se piloti del calibro di Prost, Hill e Schumacher. Trionferà con distacchi mai più visti in Formula 1.

Grazie Ayrton; oggi come allora.


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