L’Italia di Checco Zalone?

Sta facendo molto discutere in questi giorni sui giornali l’episodio di un maestro elementare che al fine di spiegare la Shoah ed il razzismo antiebraico ai suoi alunni ha sfruttato, per così dire, in una maniera parsa non appropriata ai molti, la presenza in classe di un (unico) bambino di colore.

Pare che lui (il maestro) abbia voluto recitare la parte peggiore nella recita, diciamo la parte del nazista, cercando di tirare fuori la natura razzista dei suoi scolari.

“Quanto è brutto!” pare abbia detto ad un certo punto della recita, indicando il bimbo ai compagni di classe.

Per fortuna tutti i bambini non hanno dato corda al maestro, hanno preso le difese del compagno, e questa è una bella notizia passata quasi in silenzio sulla maggioranza dei giornali, quasi tutti occupati a parlare dell’episodio dal punto di vista “politico”.

Sono sicuro, anche se tanti non la pensano così, che l’intento del maestro, che non immagino in prima istanza razzista, fosse educativo nel senso giusto (come dimostra del resto il risultato dell’esperimento), anche se un po’ troppo originale e sottile per una classe delle elementari, e soprattutto dannoso psicologicamente per il bambino chiamato a recitare la parte della vittima .

L’alternativa, almeno per me, è che il maestro sia davvero un po’ razzista, ma comunque con la sincera volontà di non volerlo essere e di convincere gli altri (gli alunni) che il razzismo è una brutta cosa (come dimostra del resto il risultato dell’esperimento).

In questo ultimo caso, insomma, il maestro sarebbe un po’ un personaggio alla Checco Zalone.

Ed allora, che dire, fra un indignazione d’ordinanza e l’altra per un Italia sempre più razzista, xenofoba, bigotta, ipocrita e benpensante (non sarei molto originale se vi dicessi di chi è la colpa..), facciamoci anche una risata.

Viva Checco e le sue canzoni da Grammy, ora e sempre.


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