muri

Le lampadine erano fioche, forse 25 W, come quelle che un tempo usava mia nonna per risparmiare, le strade fangose, qualche ragazzino con motorino scassato , gli altoparlantini fiorivano sui pali della luce.

Il Grande saccheggio sarebbe cominciato poco dopo, per ora, Olomuc esibiva un orgoglioso Museo del Cappello, automobiline sputacchianti e fumose, un impiegato in impermeabile blu e cartella sottobraccio ubriaco fradicio, ondeggiante.

Entrai a Cracovia sotto la pioggia,la città era grigio scuro, l'ufficio postale era scaldato da una stufa panciuta ed esibiva vezzose tendine agli sportelli. Negli Stati Maggiori Tesco, Auchan, Benetton , Ford mettevano a punto le strategie. Le città erano in bianco e nero. Il carbone stendeva una patina su tutto. . Dopo Varsavia mi fermai nel paese in cui era nato Isaac B.Singer scrittore di mondi scomparsi ,cercai di vedere qualcosa che avesse visto anche lui., ma era assai improbabile. Mi consolai pensando che il nome era lo stesso.. proseguendo nella strada che portava a Bialystok s'incrociavano cittadine e paesi silenziosi , paludi , il Bug scorreva sulla mia destra.oltre la foresta. frecce e fiamme votive su cartelli .

La Guerra sembrava finita da poco. o forse erano solo le mie letture che risalivano.alla mente.

In città entrai in un supermarket che aveva pavimenti di legno, polli e selvaggina affumicata appesa al soffitto, panini con semi di papavero e bibite coloratissime quasi fosforescenti. Mi muovevo con calma e osservavo, , uomini giovani in pantaloni grigi e riga nei capelli, donne arrabbiate. Quando chiesi l'indirizzo finsero di non capire e guardarono qualsiasi altra cosa che non fosse la mia faccia.

. Ci arrivai per caso, era dietro al negozio, fra palazzi di 3 piani , una cosa nel cortile. C'era l'Ufficio di Solidarnosch lì accanto e gente che entrava ed usciva. Il cortiletto era raccolto, l'intelaiatura della cupola era di ferro, come una corona enorme, piegata dal calore delle fiamme, ondulata , immaginai il calore che doveva essersi sprigionato per piegare così delle sbarre di ferro. un altoforno. e dentro quest'altoforno c'era della gente che aveva alimentato il fuoco rendendolo ancora più potente e immaginavo la carne umana fondersi con gli arredi, i metalli, il legno. Indestinguibile dopo.

Il mattino seguente girai per la città di confine, bielorussi riempivano il mercato all'aperto e compravano tutto ciò che si poteva trasportare oltre frontiera, un pò come a Trieste. Feci un giro verso la stazione che , per un dispetto dello Zar così mi dissero, era fuori città e voltata verso l'uscita. I treni erano pieni e senza più sedili per aver più spazio per le merci.

La sera mi feci accompagnare da un taxi nel dedalo di palazzi che sorgevano poco fuori dal centro storico,da sola non avrei potuto trovare l'indirizzo le strade erano tutte uguali.

Arrivai un 4 piano ed entrai, la gente mi fece festa, mi avevano preparato yogurth e arrosto, tutto su un tavolino, nessuno aveva un tavolo grande allora.

Si vede che sei italiana, mi dissero, il mio accompagnatore traduceva.

hai tanti capelli neri.

Rimasi lì un pò, consegnai i regali e tornai in albergo. A letto pensai che forse mi ero sbagliata in tutti quegli anni.,che anche mio padre avesse creduto in qualcosa che c'era solo nel suo cuore.

Ero avvilita.

La mattina dopo , in centro, c'era una folla di giovani difronte ad un negozio e adulti dai visi sorridenti davano loro denaro in cambio dei foglietti.che questi avevano in mano i ragazzi entravano nel negozio e ne uscivano con un sacchetto. Chiesi cosa succedesse: mi risposero che quei foglietti erano azioni che lo stato aveva dato ai maggiorenni e che gli uomini gentili li compravano così i ragazzi potessero indossare finalmente un paio di Levis. Il Muro era caduto da poco .


Carico i commenti... con calma