Povere Montagne mie...

Tutti o quasi sul Deb sanno che vivo in Ossola, la parte più a nord del Piemonte. Sulla cartina geografica è quella punta che si incunea tra il Canton Vallese a sinistra ed il Canton Ticino sulla destra in territorio elvetico. Da Domodossola dove vivo si irradiano sette vallate più piccole, una più bella dell'altra; le mie preferite e quelle che frequento maggiormente in tutti i mesi dell'anno sono la Valle Anzasca, che termina a Macugnaga con la mastodontica Parete Est del Monte Rosa, e la Valle Formazza la più isolata e confinante con entrambi i cantoni svizzeri appena citati.

Durante la scorsa estate le mie belle valli sono state letteralmente invase da orde di turisti, in numero ancora maggiore rispetto agli scorsi anni. In massima parte proveniente dalla province di Varese e Milano. Persone poco abituate alle escursioni, impreparate e con delle attrezzatture (vedi scarpe indossate) in molti casi totalmente inadeguate. Sono accompagnatore escursionistico della sezione del Club Alpino della mia città ed ho una conoscenza del mio territorio elevatissima, frequentando le mie montagne ed i miei sentieri fin da bambino.

Purtroppo quest'anno più volte ho incontrato sul mio percorso questi escursionisti "della domenica" che si improvvano camminatori esperti (ma dove!!) e decidono di punto in bianco di compiere attraversate senza conoscere minimamente il territorio. Fidandosi della traccia GPS scaricata sul telefonino, ma dimenticando che basta salire di quota sopra i 2000 metri per perdere la connessione internet, soprattutto quando si sconfina in Svizzera; ne consegue che mi è capitato di incontrare gruppi di persone che vagano senza sapere in effetti dove stanno andando; vi racconto a questo punto un episodio a tal proposito.

Allora era il 9 agosto e decido di effettuare il classicissimo giro dei Tre Passi che da Riale di Formazza con un lungo tragitto ad anello di circa 20 chilometri ti porta fino ai 2500 metri del passo del Corno per poi ritornare a Riale. Una bella escursione sempre su sentieri di facile percorrenza, ma vista la lunghezza del percorso e gli oltre mille metri di dislivello a salire, occorre avere una buona preparazione fisica. La montagna va SEMPRE rispettata mi preme ricordarlo ogni volta. Avendo una buona gamba ed un ottimo allenamento parto da più in basso, da Canza, località famosa perchè Marco Pantani durante il giro del 2003 effettuò il suo ultimo scatto in salita...ed io ero li presente!!!, e ne consegue che i chilometri che dovrò effettuare salgono a 31; ma non ci sono problemi per me. Adoro queste escursioni così lunghe...ma proseguiamo perchè voglio arrivare al nocciolo della questione.

Sono più o meno le 2 del pomeriggio e sono già a buon punto visto che ho superato il Passo del Corno, massima elevazione di giornata; devo percorrere ancora una decina di chilometri, tutti in discesa. Appena sotto di me vedo un gruppo composto da una dozzina di escursionisti salire con passo molto rallentato verso il Passo; li raggiungo in pochi minuti e chiedo dove si stanno dirigendo. Il capofila, teoricamente la guida e quello che dovrebbe conoscere il percorso e sapere dove sta conducendo i compagni, mi dice con assoluta tranquillità testuali parole: "Guardi in effetti non lo sappiano perchè il telefonino non funziona (aaarrgghhh...!!!). Dobbiamo raggiungere un bivacco qui in Svizzera e scendere poi verso il Passo San Giacomo. Forse dobbiamo procedere a sinistra verso il Passo della Novena o dovremmo proseguire da dove lei arriva?".

Per un attimo sono senza parole, incredulo. Penso addirittura che stia scherzando, ma non è così è tutto vero.

OK siamo ad Agosto e la giornata è splendida; ma siamo a 2500 metri di altezza e vi assicuro, per provata esperienza, che a quelle quote nel giro di mezz'ora le condizioni climatiche possono d'improvviso cambiare. Con l'arrivo anche della neve nei casi peggiori.

Aggiungo che questo gruppo di dementi, età media ben oltre i 60 anni, non ha con se un ricambio adeguato di vestiti. Hanno tutti zaini poco voluminosi e dubito che possano contenere dei maglioni, dei guanti, dei berretti pronti all'uso in caso di bisogno. Per quanto mi riguarda anche nelle giornate d'estate più calde ho sempre nel mio capiente zaino un giubbotto pesante, un pile leggero ed uno pesante, un paio di guanti ed un caldo berretto. Mai prendere sottogamba, mai scherzare con la montagna. Ed infatti quante volte si legge di tragedie avvenute per aver preso alla leggera un percorso in apparenza facile...ma torniamo al mio incontro.

Mi qualifico come accompagnatore escursionistico e con le buone, anche se avrei voglia di "sbottare" contro di loro a parole, spiego il percorso da seguire, in pratica stanno facendo il giro al contrario rispetto al mio. Dovendo ancora effettuare molti chilometri con continui saliscendi almeno fino al Passo San Giacomo, li invito ad aumentare la loro blanda andatura perchè ci vorrano ancora almeno quattro ore per tornare a Riale. A questo punto una donna della comitiva, con fare prepotente ed altezzoso, mi dice che non devo preoccuparmi per loro perchè sono in vacanza fino a ferragosto e non esiste problema d'orario per il rientro nell'abitazione che hanno affittato.

Ed allora "esplodo": fate un po' come volete coglionazzi (in verità non uso un simile epiteto ma capiscono che mi sono piuttosto arrabbiato). Vi meritate di perdevi, restare bloccati di notte a quelle quote ed essere costretti a richiedere l'intervento dell'elisoccorso svizzero. Dovendo sborsare qualche migliaia di Franchi babbei!!!

Non aggiungo altro e non li saluto nemmeno; riprendo la mia strada con un'acidità di stomaco dilagante. Per fortuna le visioni che si aprono davanti a me, Punta dei Camosci, Arbola, Blinnenhorn (tutte cime oltre i 3000 metri) mi fanno stare subito meglio. Un toccasana per me.

Ecco questo è solo un episodio, ma potrei raccontarne molti altri; come di quella famiglia con due bimbi piccoli sul Ghiacciaio del Belvedere, anche qui intorno ai 2000 metri, con le ciabatte da mare, i piccoli, e sandali senza calze i genitori!!! E' la verità credetemi...

Ad Maiora.


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