Le lacrime di Bruno Conti

C’è poco da fare, il passato è un minestrone di giorni speciali e no che devi continuare a mangiare, anche quando ti senti già sufficientemente pieno, e che ogni tanto ti torna su.

Certi sapori tornando in gola sono gradevoli, esaltanti, altri meno, alcuni ti danno acidità.

Oggi ci sono stati i funerali di Paolo Rossi.

Quei giorni, i giorni dei mondiali dell’82, li ho in gola da un paio di giorni.

“Era come se sul pallone ci fosse attaccato un foglietto con su scritto: <<Solo da mettere in porta>>.

Parlava, intervistato in quel lontano dopo partita, del cross telefonato che Bruno Conti, oggi in lacrime durante i suoi funerali, gli aveva servito per realizzare il secondo gol alla Polonia.

“Io se sono campione del mondo lo devo a lui, è stato quasi del tutto merito suo, non si può non dirlo” ha detto oggi un altro dei compagni di squadra, Collovati, e non sembravano parole di circostanza.

Ed allora?

Anche a me manchi già tanto, come tutti i tuoi compagni di squadra, di quella squadra, anche io ti sono riconoscente, caro Pablito.

Ed allora mi è venuta voglia di ritrovare quei giorni in giro per il web e mi trovo questo servizio di Beppe Viola, girato nei mesi precedenti al Mundial spagnolo.

Beppe Viola, morto a quarantatré anni pochi mesi dopo il Mundial, mi ricordo perfettamente la notizia data in TV.

Un servizio nel suo stile, ironico, dissacrante, scorretto politicamente.

“Quindi ti costituisci” dice Viola ad un Pablito che glissa con grazia la sottile (e tanto voluta quanto ironica) allusione alle sue disavventure giudiziarie.

E l’intervista a Ciccio Graziani (“sfilati gli occhiali che sei più bello”), e la domanda, tanto provocatoria quanto coraggiosa, “Ci sono omosessuali in nazionale?”.

E Graziani che risponde: “No, tutt’altro!”.

E mi viene allora in mente spillo Altobelli che ebbe a dire alla fine di Italia-Germania, all’intervistatore che gli chiedeva di raccontargli il suo ingresso in campo ed il suo gol: “Io ero in panchina, poi per fortuna si è fatto male Graziani”.

Proprio così, “per fortuna”, purezza e spontaneità dei giocatori d’altri tempi.

E poi alla fine mi è venuto in mente un altro giornalista, Oliviero Beha.

Se ne venne fuori a fine Mundial, nel pieno dell’esaltazione nazionale per la vittoria, con la storia della carnetina, il merito del mondiale vinto era della carnetina, secondo lui.

Non ho mai odiato tanto qualcuno come Oliviero Beha in quei giorni..

A pensarci non ne sento parlare da un po’, è da un po’ che non lo vedo in televisione.

Vado su wikipedia.

Morto nel 2017, non lo sapevo.

E così magicamente quel sapore che ricordavo acido mi è sembrato anch’esso accettabile, dal sapore dolce del perdono.

Riposa in pace anche tu, caro Oliviero.


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