Ian Russel "il macabro" del '48

Ultimamente tra “La ballata di Adam Henry” e “Lettera a Berlino” di Ian McEwan (che ho qui indegnamente recenziato), mi son letto pure altri suoi tre romanzi ovvero “Nel guscio” del 2017, “Miele” del 2012 e “Chesil Beach” del 2007 (esattamente in quest’ordine cronologico).

In “Nel guscio” si vive un "noir" visto con gli occhi o meglio con le sensazioni vivissime di un personaggio prossimo alla nascita ovvero che se ne sta ancora acquattato bello bello nel pancione di mammà, e da qui è testimone di un "pasticciaccio" che riguarda i suoi più lo zio paterno e una certa consistente eredità immobiliare, posso solo anticipare che il finale resta aperto ad una conclusione non descritta nel romanzo ma ben presumibile.

Gli ingredienti sono:

  • Una vittima
  • Due carnefici
  • Un testimone che non può testimoniare
  • Un ispettrice di Polizia
  • Una Londra moderna
  • Un’atroce modo di morire
  • Diverse sessioni con maniere che ricordano certe posizioni del Kama Sutra (note a tutti/e scommetto…)
  • 184 pagine che scorrono come ruscelletti di montagna quando il sole con i suoi potenti raggi bacia i ghiacciai

Quando mi decisi a leggerlo sapevo solo che era raccontato da un futuro nascituro e niente della trama, son sicuro che come pe altri libri di IME anche da questo trarranno prima o poi una sceneggiatura per un film e niente.

Di “Miele” premetto che pure qui se ne potrebbe trarre un godibile film incentrato sui primi anni ’60 nell’Inghilterra che si concedeva all’epoca beat anche se a dir la verità c’è poco di ciò essendo incentrato su una spy story con annesse varie peripezie amorose dell’ingenua (ma fino a che punto?) protagonista arruolata nel famoso MI5, sorta di servizio segreto britannico, dove spie e spiati s’imbrogliano a vicenda com’è giusto che sia, il tutto condito da "sex & food & wine" per ben 368 pagine anzichenò e niente, anzi no, pare che nell’insieme vi siano diverse situazioni autobiografiche.

La storia narrata in “Chesil Beach” nelle sue brevi 146 pagine, appartiene ad un diverso registro ed è molto molto triste, è una sorta di “analisi” psicologica dove il non detto porta a conseguenze imprevedibili per i due protagonisti innamoratissimi ma a loro stessi sconosciuti, il tutto entro una cornice che si rifà pure qui ai prodromi degli anni ’60 in un Inghilterra assai bacchettona, ça va sans dir che anche stavolta qualcuno ha pensato bene di usare il testo per ricavarne dieci anni dopo una pellicola intitiolata “Chesil Beach - Il segreto di una notte”, mi verrebbe da dire grossolanamente riguardo ai due giovani amanti che “non è tutto oro quello che luccica” e “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino” e niente, anzi no (se non ci metto un “anzi no” non son contento e niente bis), insomma tre romanzi + due dove IME (affettuosamente chiamato in patria "Ian Macabre") per la sua lugubricità presumo, si rende ogni volta irriconoscibile ma non per questo meno godibile nel leggere come ci apre alle sue descrizioni particolareggiate ed esaustive su molteplici argomenti.

Che dire per finire in bellezza?

Buona lettura a chi si farà catturare dal suo sottile stile dove spesso anche lo humor si mescola in giusta dose con dati e fatti precisi il tutto accompagnato nei suoi romanzi da titoli di pezzi musicali di non poco conto.


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