La carta e la realtà

Sarà stato dieci anni fa quindi, vigliacco il tempo, come minimo ne saranno trascorsi almeno quindici. Era una nottata estiva stupenda, fresca e senza nubi. Alle 2 di notte partiamo da Trento e dopo un’oretta siamo con gli zaini pesanti in spalla e la corda da 35 metri arrotolata. E via si va su per le zeta del sentiero con i frontalini che bucano il buio. Quello vero perché lassù non c’è mica inquinamento luminoso. Passo dopo passo da San Lorenzo in Banale eccoci salire per la angusta e selvaggia Val d’Ambiez. Rifugio Cacciatora, Rifugio Agostini all’alba e poi su con i ramponi fino alla Bocca d’Ambiez posta a quasi 2.900 metri con luce meravigliosa del primo mattino che si riflette sui nevai e roccette. Salita per la facile d'arrampicata (II) Via Migotti e così arriviamo infine in Cima Tosa alle 10 con un mare di nuvole sotto di noi. Giù con due tiri di corda doppia e poi rientro alla macchina per giri di birre a non finire. Una giornata che ricorderò come una delle più belle, serene e piene di sempre.

Una giornata così non si ripeterà più. Almeno a breve.

Ora non mi sentirei di rifare questa escursione. Fisicamente e tecnicamente sarei ancora sufficientemente allenato e preparato ma avrei una paura fottuta. Adesso come adesso non me la sentirei di affrontare di notte la Val d'Ambiez. Perché è una valle stretta e i plantigradi si muovono prettamente di notte o all’alba e lì ci girano da diversi anni ormai. Mi sento un po’ egoista a dirlo, specie in questo momento di crisi dove molte famiglie affrontano problemi economici enormi, ma trovo che questo stato di cosa non sia giusto. Lo so che è una frase forte ma sì, credo che leda la mia libertà. Non mi sento libero di godere del mio territorio montano che amo. Accetto che questa posizione non sia condivisa ma non accetto i toni che si stanno usando tra animalisti e non. E parlo con cognizione di causa.

Praticavo corsa in montagna fino a qualche anno fa e anche se ho smesso ogni tanto vado a farmi una corsetta dopo lavoro. Beh, la verità è che lo faccio ancora perché ho la fortuna di abitare nella sinistra Adige dove gli orsi sono molto pochi. Andrea Papi (26 anni) è stato ucciso da un orso mentre praticava il suo allenamento dopo lavoro nell’aprile del 2023. Non è morto di infarto ma è stato trascinato per 50 metri. Vi evito il resoconto sulle condizioni che suo corpo martoriato… la fidanzata ha organizzato una corsa in suo nome e una persona ha avuto il buon gusto di iscriversi con il nome dell'orso (JJ4). Complimenti!

Nel solo mese di luglio 2024 un turista francese mentre percorreva un sentiero è stato attaccato alle gambe e braccia da un’orsa con i piccoli a Dro. Un’orsa con 3 piccoli ha sfiorato una turista svizzera con due figli piccoli sul largo sentiero del Lago di Molveno senza conseguenze. Un ciclista in mountain bike è stato inseguito da un orso a Ciago.

È dal 2014 che sono tornati ad esserci incontri fino al fatale evento del 2023. Quello che sinceramente mi preoccupa è l'escalation. Un evento isolato può capitare ma ora stanno aumentando nonostante le persone in certe zone non vanno più e sono più attente.

Il progetto LIFE URSUS nasce nel 1996 per cercare di salvare il piccolo nucleo di orsi sopravvissuti. Il Parco Nazionale Adamello Brenta con la PAT (Provincia Autonoma di Trento). Con un finanziamento dell’Unione Europea ha dato via a questo progetto il cui fine era la ricostituzione di un nucleo vitale di orsi nelle Alpi Centrali tramite il rilascio di alcuni plantigradi dalla Slovenia. La superficie per la fattibilità della reintroduzione era un’area di 6.500 km quadrati, ben superiore all’Area del Trentino. L’obiettivo era arrivare ad un nucleo di 40-60 orsi coinvolgendo anche le altre province e regioni. Un sondaggio d’opinione al tempo ha data un’approvazione al progetto nell’ordine del 70%. Una percentuale esorbitante. Non viene però detto spesso che a quel sondaggio hanno partecipato solo 1500 persone.

Gli esperti avevano parlato di una facile convivenza e una autoregolamentazione del numero di orsi in base ai km quadrati disponibili. Beh possiamo dire che gli orsi in Alto Adige, Lombardia, Veneto non ci vanno e il nr. di esemplari stimato è compreso tra 86 e 120. Vivono principalmente in un territorio con un’estensione un po’ superiore a 2.300 chilometri quadrati, compreso quasi interamente nel Trentino occidentale e mappato sempre grazie ai campioni biologici. Io quella zona la conosco molto bene e quello che forse sfugge è che quel territorio non sono i Balcani, il nord del Canada o Yellowstone dove per decine e decine di km non c'è un cazzo di niente, solo natura. Quello del Trentino è un territorio estremamente antropizzato con baiti, malghe, pascoli, un reticolo impressionante di sentieri, strade forestali, taglia fuoco, tracce di sentieri per cacciatori, rifugi e bivacchi. Ora ex post siamo tutti fenomeni ma quello che mi domando è semplice. Non possiamo ammettere che il progetto non è andato come previsto sulla carta?

L’autoregolamentazione non è avvenuta. Gli orsi continuano a proliferare e non si sono spostati in altre regioni. Forse hanno il GPS integrato e quando varcano il confine sento la mancanza del Trentino e delle nostre belle dolomiti e della nostra aria. Forse è questo o forse gli sparano senza tanta pubblicità se vanno in altre province e regioni. Per andare nel Trentino orientale gli orsi dovrebbero valicare l’A22 e questo salva zone turistiche importanti. Io mi domando se non sia il caso di cercare di trovare una soluzione. È giusto ammazzare queste povere bestie troppo confidenti e aggressive come propone il governatore? Che colpa ne hanno?

I boschi dei balcani hanno un’antropizzazione dei boschi che è inesistente e comunque infinitamente inferiore alla nostra. Li accetterebbero, ovviamente li caccerebbero, ma trovo sia la soluzione migliore e giusta. Mantenerne un numero di poche decine procrastinerebbe il problema di qualche anno.

Gli animalisti convinti augurano la morte a chi viene attaccato e sostengono che si debbano chiudere i sentieri dove c’è un acclarata presenza di plantigradi e che la convivenza sia possibile come lo era in passato. So che mi prenderò diverse critiche ma non condivido. Lo sport montano è esploso negli ultimi 20 anni con sviluppo skyrunning, downhill, mountain bike, trekking, vie ferrate ecc. Una volta in montagna si veniva a faticare per vivere ma ora c’è un numero di attività e sentieristica che prima non c’era e gli incontri sono giocoforza più probabili. Un mio amico ha perso un asino per un attacco di un orso e ha paura di starsene fuori a guardare le stelle nelle notti d'estate. Il numero di pecore che vengono sbranati dai lupi ormai non fanno più notizia. Pochi dicono quanto la pastorizia sia fondamentale per manutenzione del bosco e della montagna e in questo momento pare che sia abbandonata questa attività fondamentale dalle istituzioni. Ed infine parliamo dell’impatto negativo che questa situazione può creare all’economia turistica locale.

Sinceramente non credo che sia sostenibile il procrastinarsi di questa situazione e credo che palesi ancora una volta come i progetti, quelli meravigliosi sulla carta, dimostrino tutta la loro fragilità quando si scontrano con la realtà dei fatti. Non è colpa degli orsi che giustamente vivono e si difendono ma mi chiedo se dobbiamo tornare all’800 perché 1.000 persone hanno detto sì ad un progetto sulla carta 25 anni fa? E per quel sì non si possa andare indietro ed ammettere che così non funziona.


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