Burnout
Mi sono sempre ritenuto una persona fortemente autocritica. Invidio fortemente quelle persone che riescono ad avere fiducia in sé stessi e che si credono competenti, sapienti, leader ecc... l'unica qualità che credevo di possedere era quella di avere una resistenza fuori dal comune. Questa capacità l'ho acquisita dalle mie faticose passioni per la montagna, corsa, tennis, pallavolo, nuoto praticate a livello agonistico e dilettantistico fin dalla tenera età. Persino quando leggo mi piace cimentarmi in tomi difficili. La fatica non mi ha mai fatto paura.
Pur non avendolo mai chiesto ho avuto finora una carriera dinamica e attualmente ricopro la qualifica di quadro direttivo di un'azienda privata. La mia unità che dirigo deve gestire 3800 rapporti. Ora mi sono ritrovato a cadere giù in un baratro nel quale non avrei mai potuto pensare di riuscire a cadere. Ero convinto che io, capace di percorrere in gara perfino 80 km di montagna con 5000 mt di dislivello in salita in una sola giornata... Credevo che io sarei stato immune da questo.
Sono diversi mesi che faccio orari folli al lavoro e adesso devo realizzare un percorso per affrontare quello che a tutti gli effetti è un fallimento.
Avete presente quando utilizzate il PC e questo ad un certo punto si blocca e continuano ad aprirsi decine di finestre in continuazione? Ecco un burnout è proprio così!
Comincio a scrivere una mail e mentre la sto compilando devio su un altro pensiero a cui a stretto giro se aggiunge un secondo, un terzo e un quarto. Il quinto è talmente stringente che smetto di scrivere la mail e vada a cercare una carta che puntualmente non trovo. Successivamente suona il telefono e un collega mi chiede se può prendere ferie. Smetto di cercare la carta e provo a sentire le risorse umane per avere una sostituzione ma non riesco a sentire nessuno perché mi ricordo nel mentre che dovevo inviare il report sul budget con scadenza bruciante. Ora dopo una situazione del genere che ormai dura da mesi sono iniziati gli errori. Perché quando una persona mi parla devo utilizzare tutte le mie energie per riuscire ad ascoltarlo veramente. Dopo qualche frase penso ad altro e la voce del mio interlocutore si ovatta. Perfino leggere una pagina è un' impresa titanica e mi capita di dover rileggere lo stesso passo per decine di volte prima di prendere un abbrivio che possa durare per qualche minuto. Settimana scorsa sono arrivato al parcheggio alle 19 e solo allora ho realizzato che ero sceso al lavoro a piedi. Ho perso, non so dove, un cellulare aziendale ed è un miracolo che non abbia fatto errori clamorosi al lavoro e che la mia unità abbia dei risultati comunque medi.
Per fare un lavoro come il mio serve pulizia mentale ed io oggi dopo l'ennesimo errore commesso, gestibile ma molto più grave rispetto ai precedenti delle ultime settimane, realizzo che sono finito a pezzi. Lo ripeto in ufficio alle 19 a me stesso, quando non c'è nessuno da 2 ore, mentre mi tengo la testa che scoppia.e lo urlo ad alta voce. Sona a pezziiiii!!!!!!
Realizzo piangendo che ho abbracciato quell'errore con entusiasmo come una mezza liberazione. Non posso più negare, nemmeno a me stesso e al mio stronzo ego, l'evidenza. Sono mesi che entro alle 7.00 ed esco alle 18.30 senza pranzo e nella giornata accumulo comunque una marea di sospesi. In certi weekend andavo in ufficio anche il sabato mattina ma anche in quei casi, senza clienti, telefono e mail, non riuscivo ad essere performante ed a fuoco. Rientravo il lunedì ed ero irascibile, non mi riconoscevo e mi isolavo dai colleghi sempre più giù. Lavoravo ed affogavo. Non trovavo nemmeno più il tempo di alimentare le mie fondamentali valvole di sfogo (sport, libri, musica, cinema e uscite con i miei pochissimi amici).
Credo che prendere atto di dover fare un percorso sia il primo passo e scrivere quello che mi sta accadendo con la massima onestà a voi non credo che mi faccia male. Domani mattina andrò dai miei collaboratori e gli dirò quello ho scritto qui, gli chiederò scusa per il clima lavorativo deprimente e pesante che ho contribuito a creare e cercherò di rimettermi insieme.
Essere freddi/orsi è per molti versi una condanna. Non è bello perché fai fatica a chiedere aiuto. L'orgoglio te lo impedisce, ma la lezione che devo trarre è che da solo non vado da nessuna parte. Accettare un fallimento per una persona come me è e sarà un boccone amarissimo da buttare giù ma è inutile che mi prenda per il culo e che mini la mia salute. Quello che ho passato in questo anno e mezzo non è vita ed onestamente non so come ho fatto a resistere finora.