Folgorato sulla via di Damasco…..

Primi 70, da pochi mesi mio padre è stato trasferito a Torino, ho molti amici in questa città, amici che ascoltano musica. In quel periodo impazza il prog italico e straniero; passata la sbornia psichedelica queste nuove sonorità sembrano dare alla musica un aspetto colto, etereo con strumentisti preparati e bravi, ma se vogliamo, anche un po' noiosi con quelle lunghe suite condite di flauti, organi hammond e cori di voci bianche o giù di lì. To cut a story short, il mio amico mi fa sentire questo disco dallla copertina inquietante, anticipandomi che a lui non è piaciuto per nulla e nel caso lo cambierebbe con un mio vinile rigorosamente progressive a scelta ( sceglie Pawn Hearts). Come nei Blues Brothers, vedo la luce. Un caleidoscopio di emozioni musicali mai provate, rumori, coretti, canzoncine orecchiabili, la summa della genialità di questo personaggio di origini italiche che si chiamava Francesco Vincenzo Zappa. Il disco è Uncle Meat, il Disco per antonomasia. Per me rappresenta la pietra filosofale, dalla quale non si può prescindere quando si ascolta altra musica.


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