Non è YouTube

Parliamo di cose serie. Di cose concrete.

Cioè, mi potrei chiaramente ora mettere qui a inventare e raccontare una bella storia, magari una storia d'amore (ma tutte le storie in fondo sono storie d'amore), e sicuramente trovereste la cosa più interessante.

Però no.

Questa volta voglio parlare di una cosa che ho 'scoperto' negli ultimi tempi e cui non sono ancora riuscito a dare una sua dimensione.

Conseguentemente scriverne e poi magari avere un feedback nel merito (che significa anche acquisire ulteriori informazioni) ritengo possa essere una cosa utile per me e per tutti quanti.

Nell'ultimo periodo per diverse ragioni ho passato molto tempo a casa. Non ho la televisione e comunque per diverse ragioni non mi sentivo attratto dai miei interessi soliti come la musica oppure il cinema oppure la letteratura.

Facciamo che non mi andava veramente di fare nulla, va bene?

Adesso succede che per la prima volta in vita mia comincio letteralmente a 'navigare' in uno dei posti sicuramente più affollati del web e in un mare che però per quanto vasto mi sono reso conto fosse a me assolutamente sconosciuto.

Ma che cazzo succede su quel social? Se c'è un posto in particolare sul web dove mi sono reso conto di essere completamente fuori tempo e davanti a qualche cosa che non riesco ancora a inquadrare nella sua giusta dimensione, a parte i soliti siti porno ovviamente (ma ne parleremo), questo è YouTube.

Insomma io l'ho sempre usato per ricercarmi video musicali, magari spezzoni di film, trailer... Un utilizzo da semplice consumatore: del resto lo avevo sempre inteso in questo modo. Tu ci carichi dei video che condividi con gli altri alla stessa maniera dei software tipo quelli per la condivisione della musica.

E invece no.

Invece ho scoperto che la vera natura di YouTube è qualche cosa di completamente diverso.

Ci sono persone che usano YouTube alla stessa maniera che dieci anni fa avremmo inteso un blog (venti anni fa il giornalino della scuola, quaranta anni fa le radio libere) e questo fenomeno ha creato una vera e propria community italiana che ovviamente si aggiunge, costituisce una costola di una più vasta community internazionale.

Adesso, questi 'youtuber' hanno praticamente le età più disparate e si occupano in generale veramente di tutti gli argomenti possibili. Questa mi viene subito da pensare che è una cosa buona: un utilizzo intelligente di un social come mezzo più che di informazione, concetto sempre molto più relativo oramai, invece di vero e proprio confronto.

Solo che poi ho capito subito che insomma chi lo usa lo fa principalmente per garantirsi una qualche forma di guadagno.

Ora non so come funzioni esattamente. Probabilmente hai la possibilità di creare un tuo canale 'ufficiale' e di sottoscrivere contratti di sponsoring che facciano variare i tuoi introiti a seconda delle visualizzazioni oppure degli iscritti al tuo canale.

Del resto puoi dedicarti tu stesso alla promozione di qualche prodotto all'interno dei tuoi video: adoperare il tuo canale per far pubblicità a abbigliamento e/o cosmetici (come fanno le fashion blogger) oppure - quella che mi sembra essere la realtà più diffusa - videogiochi.

La maggior parte degli youtuber appartenenti alle ultime categorie, i cui canali sono quelli che ho chiaramente dal mio punto di vista trovato per niente interessanti, sono giovanissimi e hanno una età variabile tra i 12-13 anni e i 25 massimo 30.

Traccio un profilo generale diciamo.

Sono chiaramente i canali che ho trovato e che trovo meno interessanti anche per questioni anagrafiche.

Va detto che ci sono comunque in ogni caso anche youtuber che propongono argomenti di discussione interessanti e in una maniera diversa dalla solita informazione e dove la comunicazione visiva è più efficace, più umana, che quella che è la comunicazione scritta e per questo anche più performante.

Ci sono persone che non parlano solo e sempre di calcio ma propongono temi di attualità oppure culturali e di interesse comune. E ci sono anche persone che lo usano per pubblicizzare i propri lavori: penso ad artisti nel campo della grafica visuale e del disegno e che si affiancano ovviamente a chi fa musica oppure è un videomaker più o meno amatoriale.

Il fatto che ci guadagnino per le visualizzazioni al loro canale diciamo che è qualche cosa che mi rende perplesso ma che è comprensibile se consideriamo le stesse logiche che valgono per gli ascolti musicali ad esempio su Spotify.

Naturalmente per quanto mi riguarda, se devo esprimere un mio parere ideale, questa cosa non coincide esattamente con la mia idea di comunità. Ma va bene. Ci può stare.

Dove non riesco a farmi un'idea precisa nel merito è quando gli youtuber sono dei giovani oppure giovanissimi e/o quando i loro contenuti siano rivolti a giovani e/o giovanissimi.

Non voglio fare il bacchettone e il moralista, ma mi pare evidente che ci troviamo a qualche cosa che ci costringe a misurarci con una nuova realtà che riguarda i nostri ragazzi e che ci pone davanti a quesiti di natura etica.

Questi youtuber trattano per la maggior parte tematiche che interessano i ragazzini, come videogiochi oppure abbigliamento e/o prodotti di bellezza, ma a un certo punto acquisita una certa popolarità (posso dire che ci sono youtuber che hanno migliaia e migliaia di iscritti ai loro canali) possono praticamente postare di tutto perché hanno creato un vero e proprio personaggio. Quello che diventa allo stesso tempo sia una guida che un vero e proprio modello di comportamento per tutti gli altri ragazzini.

Del resto, guardate, funziona esattamente come le seghe: diventi uno youtuber perché c'è qualcun altro che fa lo youtuber e allora tu capisci che puoi farlo.

Naturalmente su migliaia, milioni di youtuber, chi raggiunge la 'celebrità' è solo uno: pochi riescono a fare di questa attività un vero e proprio business. Creare indotti commerciali creati alla propria figura, diventare così popolari da essere invitati o organizzare essi stessi eventi.

La domanda finale è: questo è un modello sano di comunità?

È una domanda che ci dobbiamo fare per forza.

Ci hanno raccontato per anni la cazzata che la vera libertà di espressione era su internet.

Balle.

Su internet, se sei solo e se sei una minoranza continui a essere dopo comunque solo e parte di una minoranza, e poiché semplicemente i tempi sono cambiati, la maniera di veicolare determinati messaggi che non sono neppure subliminali, dato che avviene tutto alla luce del sole, è diventata più rapida ed efficace. Molto più illusoria che la televisione dove sapevi che non potevi accedere perché quel mondo era riservato solo a chi aveva veramente troppo talento oppure era 'raccomandato' e queste due cose, per quanto limitanti sul piano psicologico, costringevano a stare con i piedi per terra. A parte che ovviamente per fortuna c'è sempre stato anche chi di finire in televisione se ne sbatteva e se ne sbatte ancora oggi le palle.

Ma con questi social, e YouTube mi ha dato da questo punto di vista delle manifestazioni così evidenti come poco altro, non ci vuole niente a fotterti la testa e generare nell'ordine malesseri come frustrazione e/oppure ansia. Senza considerare quello che può riguardare quelli che ce l'hanno fatta.

Qui sarebbe più interessante avere un parere diretto da parte di chi ha un figlio. Cosa pensereste di vostro figlio sedicenne se questi guadagnasse soldi postando su YouTube dei video in cui gioca a un videogame (incassando immagino royalties da YouTube e pagato come sponsoring dalla stessa casa che ha prodotto il videogioco) per sponsorizzarlo a un pubblico di ragazzini che magari non hanno neppure dieci anni.

Posso pensare che c'è qualche cosa in tutto questo che è sbagliato o solo veramente a soli trentatré anni già così vecchio da non capire?

Sa non riuscire a comprendere qualche cosa che evidentemente costituisce la normalità.

Quello che penso tuttavia, voglio concludere con un messaggio e un pensiero positivo, è che se io non posso capire, al contrario chi abbia dieci-quindici anni meno di me, sappia molto meglio di me e esattamente di che cosa sto parlando. E nascono, sono nati bambini che subito hanno avuto a che fare con questa realtà come un dato di fatto.

Questo mi lascia pensare che in qualche maniera siano e/o saranno a tempo debito (senza il bisogno di dovere aspettare la maggiore età) vaccinati contro questo tipo di cose. Le considereranno semplicemente per quello che sono: pubblicità o comunque spazzatura.

Esattamente allo stesso modo con cui io posso avere considerato ad esempio 'Non è la Rai' quando ero bambino.

Naturalmente tutto sta nel seguirli. Il punto infatti non è internet, la televisione, la radio, i fumetti, il grammofono... ma sempre la formazione della individualità a possedere un senso critico che lo sappia porre in una posizione di vantaggio davanti a tutte le situazioni della vita.

C'è però un dato di fatto: l'esistenza concreta (per quanto virtuale) di nuove tipologie di comunità. Oggi come ieri è fondamentale che i nostri ragazzi riescano a prenderne parte in maniera attiva e magari proprio adoperando quel senso critico a cui mi riferivo poc'anzi. Questo in definitiva non può essere esclusivo ma costruire un mezzo, uno strumento, una specie di 'grimaldello' per entrare in queste comunità e riuscire a autodeterminarsi come individuo ma anche a stare in maniera proficua assieme agli altri. Se no è tutto inutile.

A quanto pare i tempi sono cambiati e cambieranno ancora ma non è mai tempo per i genitori di abdicare dalle loro responsabilità e dal loro ruolo di guida.


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