Il Diatessaron e l'attico del cardinal Bertone: una storia possibile

Correva l'anno (si dice sempre così... )... insomma tra il 160 e il 175 dell'era cristiana.

Un certo Taziano, filosofo e teologo siriano, capisce che il mondo culturale e religioso in cui la sua fede, quella annunciata da Gesù il Cristo, l'evangelista di Dio, vive, pone un interrogativo non da poco alla comunità dei nuovi credenti: come facciamo a fidarci di quello che dite se voi stessi vi basate su quattro testi differenti e che raccontano a volte anche cose differenti e contraddittorie sul vostro profeta e fondatore (si ragionava così...)?

Certo Taziano si rende conto che tutti i torti non ce l'hanno, visto che i quattro vangeli non sono proprio un esempio di linearità. I testi di Marco, Matteo, Luca e Giovanni, che già circolavano nelle prime comunità cristiane e su cui si basavano le predicazioni di evangelisti (non quelli che avevano scritto i vangeli; quelli che giravano per le strade di Palestina e medio oriente ad annunciare la nuova fede) e ministri sono a volte fuorvianti.

Insomma: secondo la mentalità delle filosofie e religioni antiche che dominavano la scena del tempo, e che vedevano i nuovi credenti come fumo negli occhi (la storia si ripete sempre, diceva il buon Giambattista... ), non ci può essere un sistema di pensiero che non sia preciso, che non dia comandi ed orientamenti chiari fino alla virgola, ecc.

E invece questi (i cristiani) non sapevano quando era nato il loro profeta; secondo un libro aveva predicato per tre anni e secondo un altro tutto si era svolto nel giro di pochi mesi. Un evangelista diceva che aveva percorso le strade di tutta la Palestina e secondo un altro questo Gesù aveva girato sempre attorno a Gerusalemme; e i comandamenti? uno solo: amatevi gli uni gli altri! per il resto capite da voi cosa dovete fare nelle singole circostanze! ma si può dare credito a uno che predica 'ste cose?!

Quale idea venne allora a Taziano? Aggiriamo il problema e tagliamo la testa al toro: facciamo un unico libro cercando di prenderà come da fiore in fiore e armonizzando i quattro racconti.

Si mise allora con tutta la buona volontà e perizia possibili e tirò fuori un volumetto che chiamò Diatessaron e cioè: secondo i quattro (sottinteso: vangeli). Omise le differenti genealogie di Gesù contenute in Matteo e Luca; cassò tutti i testi doppi; diede una cronologia più verosimile possible. Alla fine riuscì a mettere dentro al calderone quasi tutta la storia che veniva fuori dai vangeli. Tutta tranne 56 versetti: praticamente le genealogie e il racconto dell'adultera (Giovanni 8,1-11). Con la nostra mentalità che viaggia a percentuali (sennò non sappiamo manco attraversare la strada) diciamo la lunghezza del Diatessaron è pari al 72% dei testi di partenza.

Tutto andò bene e il suo testo fu adottato anche da alcune comunità, specie dalle sue parti. Ma nel 423 un vescovo, Teodoreto d'Antiochia, decise che il Diatessaron andava abbandonato e chi l'aveva scelto doveva tornare ai quattro vangeli canonici. Così furono bruciate tutte le copie esistenti (e ritrovate) e noi sappiamo che questo libro è esistito perché ne abbiamo un commento di Efrem il Siro (che mo' non sto a raccontarvi chi era) e alcune copie in arabo ma non fedeli all'originale.

A questo punto direte: ecco! La censura nella chiesa è sempre esistita! Lo sapevo io!

E nello stesso tempo sbufferete: ma insomma.. quant'è lunga 'sta storia... quand'è che finisce che devo andare a mettere le foto dei gattini su Facebook?

Nessuno vi trattiene, andate pure, evidentemente la vexata quaestio non vi interessa.

Bene. Per i pochi che sono rimasti davanti allo schermo trarrò le mie conclusioni.

C'è un motivo un po' più profondo del 'censuriamo il censurabile' che spinse Efrem a quella decisione.

Ed è questo: la fede cristiana non è omologante, non è una questione di cervello, di dati teologici da inquadrare e imparare a memoria. Ma è un incontro personale. I quattro evangelisti hanno raccontato la loro vita con Gesù da 'loro' punto di vista, in base alla loro sensibilità e fede; e lo stesso deve fare il cristiano: davanti all'annunzio dell'amore di Dio ognuno si deve interrogare personalmente, come uomo/donna.

Al di là di quello che pensano/fanno gli altri, anche quelli del suo stesso credo. L'anima è nostra, una, unica, personale, individuale. E quando al mattino ci guardiamo allo specchio nei nostri occhi la vediamo per quel che siamo, non possiamo nasconderci davanti al: così fan tutti.

Ecco perché nella comunità cristiana c'è il cardinal Bertone e don Gallo; c'è mons. Lefebvre e c'è fratel Enzo Bianchi; c'è il monsignore che si droga e fa i festini e c'è Mimmo Battaglia che i ragazzi li toglie dalla strada della droga e della prostituzione.

Per questo il Diatessaron non è piaciuto alla chiesa dei primi secoli: non abbiamo bisogno di una lezione da imparare ma di un esempio da seguire. Personalmente.


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