Attenti! sono Reborn Dolls! Ma non è Halloween e nemmanco IT.

Scena uno.

Qualche tempo fa una giovane donna che sta facendo la spesa in un centro commerciale d’un tratto lascia il carrello e, iniziando ad urlare di aver dimenticato il proprio figlio in auto sotto il sole, si precipita verso l’uscita. Raggiunge l’auto, spalanca lo sportello e afferra isterica un bambino da un seggiolino.

Nel frattempo arriva un uomo che si qualifica come medico e vuole vedere il bambino per controllare che stia bene.

E qui si scopre l’inghippo: non è un bambino ma un Reborn Dolls.

Scena due.

Cosa c’è di più normale di una mamma che spinge delicatamente un passeggino con dentro un bambino paffutello, che ogni tanto si ferma a controllare che tutto sia a posto, che magari gli aggiustata il ciuccio che sta per cadere e gli sistema meglio la cuffietta?

Siete sicuri che le cose stiano così?

Attenzione! Potreste essere davanti ad un Reborn Dolls.

Scena tre.

Esistono done che mettono avvisi in rete alla ricerca di una tata per il proprio figlio appena nato; ma quando le ragazze si presentano per il colloquio il posto è già stato appena preso da qualcun’altra.

Anche in questo caso si tratta sicuramente di un Reborn Dolls.

Come: cos’è un Reborn Dolls? Un bambino rinato!

Un pupazzo di silicone, insomma.

Ma a cui puoi cambiare il pannolino perché si sporca, a cui puoi dare da mangiare come ad un bambino vero. Che, se hai i soldi, ti puoi far costruire come vuoi tu: occhi, capelli, sembianze…

Ne avevo sentito parlare in radio qualche settimana fa, ma non pensavo che questo fenomeno fosse così esteso. Anche perché questi ‘cosi’ costano dai 500 ai 20000 euro.

Esistono addirittura, anche in Italia, gruppi segreti su Facebook in cui si incontrano le ‘mamme’ e si raccontano le loro esperienze, chiedono consigli, mostrano orgogliose i loro ‘pargoli’.

Questa è la storia che, se volete, potete approfondire in rete, anche per i suoi risvolti spassosi se non proprio comici.

Ma la mia domanda è: chi sono queste persone? Queste ‘mamme’ che sentono il bisogno di avere un ‘bambino’ di silicone? Sono persone malate? O semplicemente capaci di giocare con ogni cosa? Tutto ciò che esiste può essere oggetto ludico?

Ricordate qualche anno fa il Tamagotchi? C’è secondo voi un collegamento a livello sociologico e psicologico con quel gioco giapponese?

Io sinceramente penso che si tratti di persone malate, non in grado di affrontare la realtà; e anche se vogliamo parlare di un ‘gioco’, dobbiamo renderci conto che queste simulano una realtà in modo talmente… realistico che siamo al limite della truffa emozionale.

Ora chiedo a voi un parere su tutto questo.

Siate schietti come sempre.

(Ah, vi ho risparmiato quella della tipa che ha organizzato un funerale per il suo ‘pargoletto’ che si era rotto… )


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