Della solitudine di Superman: non c'è amore per gli eroi

Credo che ogni tipo di relazione dovrebbe necessariamente configurarsi, per essere definita come tale, come un vero e proprio interscambio tra due o nel caso più soggetti.

Non esiste del resto 'relazione' che possa avere carattere unilaterale, perché questo negherebbe il significato stesso della parola.

È richiesto conseguentemente che affinché una relazione sia definita come tale, che tutte le parti coinvolte svolgano un ruolo attivo, confrontandosi e persino scontrandosi tra di loro, ma comunque in una maniera che sia proficua e volta a consolidare, anzi rinnovare e innovare di volta in volta questo legame secondo un principio che potremmo considerare finalizzato ad 'accrescere' quello che ne è il contenuto.

Vanno tuttavia fatte determinate precisazioni.

Intanto viene immediato pensare alla relazione, così come descritta, come se fosse una specie di 'do ut des'.

Chiaramente non è esattamente così che funziona oppure che dovrebbe funzionare. Anzi non è affatto così: non stiamo chiaramente parlando di operazioni di tipo commerciale.

Senza considerare una componente fondamentale: che amare significa tanto saper dare quanto saper ricevere. Se tu sai fare o comunque fai solo una delle due cose, sei in qualche maniera incompleto. Sei irrisolto come il più difficile dei Bartezzaghi.

Non a caso invece che scambio ho parlato di 'relazione', un termine che come tale è rivolto più a principi come collaborazione e condivisione, che significa che avere una relazione con qualcuno significhi condividere, ma questo non sul piano materiale in un senso che potrebbe fare pensare a teorie collettiviste oppure a una visione dei rapporti umani di carattere francescano.

Ci distacchiamo infatti comunque da qualsiasi piano ideale e puramente teorico.

Penso infatti a sì, qualche cosa di materiale, ma che riguardi condividere il proprio pensiero e i propri sentimenti ma anche le azioni: fare assieme le cose. Prendere assieme determinate decisioni. Qualche volta, anzi sempre, basta o meglio basterebbe semplicemente esserci.

Di che cosa parliamo del resto, quando parliamo di amore, se non di quello che ho appena rappresentato.

Forse piacerà poco ai poeti, forse non è il massimo del romanticismo, forse così tutto appare svuotato di principi di natura morale, etica, ideologica, ma l'amore è così: o ci sei, oppure no.

Non c'è amore in una relazione dove un soggetto è innamorato e quell'altro non lo è: questa situazione, che si verifica credo in maniera ricorrente, purtroppo, per quanto il mio pensiero possa ferire la parte 'innamorata', è in verità priva di amore da tutte le parti in causa e caratterizzata solo da uno scatenarsi di energie di carattere negativo e una successiva insoddisfazione e autolesionismo di cui - attenzione - molto spesso abbiamo comunque evidentemente bisogno.

Perché questo sentimento per quanto negativo, è qualche cosa di forte e che funziona in maniera adrenalinica esattamente come l'amore.

Probabilmente è rabbia, molto più probabilmente è vero e proprio odio verso se stessi e che mascheriamo sotto forma di amore.

Tutto questo potrà invero apparire spaventoso, ripensando a casi in cui ci siamo trovati in questa situazione potremmo sentirci delle persone terribili, ma tutto questo è invero molto umano e molte volte abbiamo evidentemente bisogno nella nostra solitudine di trovare una spinta emozionale e il nostro stato di alterazione ci impedisce evidentemente di percepire come stiano realmente le cose.

Per quanto la cosa vi apparirà disperata, nichilista e tragica, non c'è amore quando vi dichiarate disposti a scalare o anzi magari scalate persino le pareti de l'Everest per dimostrare qualche cosa alla donna che credete di amare. Non c'è amore in nessun atto eroico che possiate compiere e ogni sacrificio sarà assolutamente inutile. Tutte queste cose, al limite, potranno servire per provare qualche cosa a voi stessi e in molti casi forse potreste comunque trarne gratificazione. Ma tutto questo oltre che essere autoreferenziale a un certo punto diventa pericoloso perché questo accumulo di 'energie' a un certo punto ha bisogno di una soluzione, altrimenti rischierete di implodere oppure di esplodere e nessuna delle due prospettive è in nessun modo allettante.

Dove basterebbe una passeggiata, come diceva Benigni? 'Facciamo due passi? No! Perché...', è chiaro che non serva immergersi fino a toccare il fondo della fossa delle Maryanne; dove basta una carezza, non serve affrontare propria sponte un processo a Norimberga... e compiere questo atti 'eroici', che poi hanno tutti una qualche componente ascetica, è un gioco al massacro dove l'unico partecipante sei tu e solo tu e non ci sono spettatori interessati.

Nelle relazioni tra le persone, quando parliamo di 'amore' e con questo voglio dire ogni tipo di amore, puoi fare quello che ti pare, superare le barriere dell'impossibile, ma se lo fai da solo non significa niente: al limite puoi essere Superman, ma sarai in questo caso sempre e solo l'ultimo sopravvissuto di un pianeta distante anni luce dalla Terra e come tale, destinato alla solitudine nel tuo palazzo di ghiaccio.

Non c'è amore per gli 'eroi': al massimo una stelletta di cartone da attaccare sul vestito buono da sfoggiare alla domenica quando da soli girerete per le strade della vostra città, sperando che tutti si ricordino di 'quella volta che', ma in fondo non gliene frega niente a nessuno.


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