Si può fare? Prove di inizializzazione deeditoriale.

Oggi due parole così, per farsi del male.

Qualcuno, su questa terra debaseriana, ha risposto giorni fa a questa mia osservazione in un mio editoriale: "non ho trovato da nessuna parte come deve essere fatto un editoriale" con questa citazione:

"L'editoriale è l'articolo di apertura di una pubblicazione periodica in cui il direttore o un giornalista molto esperto e conosciuto dal pubblico (una «grande firma») tratta un problema o un fatto di rilevante attualità.".

Dal che ho capito che non potrò mai scrivere (almeno su DeBaser) un editoriale perché:

1. non siamo su una publicazione periodica;

2. non sono il direttore;

3. non sono un giornalista;

4. non sono molto esperto né conosciuto, né come giornalista né come imbianchino;

5. non tratto mai problemi o fatti di rilevante attualità.

Purtuttavia sto a scrivere deeditoriali. E lo stesso fate voi.

Questo fatto, quindi, penso mi esima dal rispettare le regole di cui sopra (essere giornalista... fatti rilevanti... ), così come esime voi.

Ora vengo al punto, prima che passino i 12 minuti in cui, si dice, la mente umana è capace di prestare attenzione a qualcosa.

Quando venni attirato in questa trappola debaseriana da un affiliato innominabile, mia intenzione era quella di manifestare al mondo intero la mia eloquenza, conoscenza e capacità d'esprimermi (non per forza in questo ordine) su alcuni argomenti invisi ai più: teologia, Bibbia, fede, ecc. .

Nello specifico, perciò, colgo l'occasione per dirvi che ogni volta che avrete una notifica che vi dice che ho deeditoralizzato, potreste trovarvi (ma non sempre sarà così) di fronte ad uno degli argomenti sopra enunciati.

Certo il tema potrebbe anche non essere direttamente quello, ma state pur certi (e sicuramente l'avrete già notato) che se parlo di qualcosa lo farò a partire dalle mie convinzioni.

Naturalmente siete liberi di andare a leggere o di tenervi alla larga.

Debaseriano avvisato, mezzo salvato. L'altra metà spetta a voi.

P.S.: non la volevo mettere così tragica e/o drastica, ma ho avuto brutte esperienze su altri social (non parlo di FB o Twitter), fino a doverli abbandonare avendo trovato 'buontemponi', diciamo così, che ad ogni pubblicazione riempivano i commenti di off topic, parole poco decenti, offese et similia.

Io accetto ogni commento che esprima un'opinione (poi posso rispondere o meno... ), ma rifiuto espressioni che poco hanno a che fare con la normale e civile comunicazione. Se scrivo è perché voglio offrire spunti per parlarsi, scambiarsi idee, punti di vista e mi sembra che, finora, in quest'universo debaseriano si possa fare.


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