Il leggendario e costosissimo Fairlight era un sistema integrato di sintesi ed elaborazione del suono che furoreggiò negli anni '80, quando alcuni facoltosi artisti e studi di registrazione poterono sfoggiare dischi prodotti unicamente con questo strumento. Cosa che se oggi appare del tutto normale - visto che c'è chi realizza album strepitosi con una sola tastiera - allora aveva ancora dell'incredibile. E incredibile sicuramente era anche il suo prezzo: allora si parlava di un centinaio di milioni di vecchie lire.

Uno dei fortunati possessori del Fairlight in Italia era tale Enrico Ragni, in arte Malleus, che nelle Marche aveva allestito uno studio di registrazione degno dei migliori standard mondiali. Malleus, appassionato di misteri ed esoterismo, nonchè musicista della scuola di Vangelis (per citarne uno) si dedicò lungamente alla composizione di un'opera ispirata ad esperienze paranormali avvenute proprio nella sua regione. Per la precisione ad una sorta di trance visionario verificatosi nel 1978 presso la Rocca degli Ottoni, vissuto in prima persona ed avvallato da un esperto in materia come Massimo Inardi.

Di tale esperienza, Ragni cominciò a farne un'opera sonora che descrivesse ed evocasse suggestioni e sensazioni, cercando di rendere partecipe l'ascoltatore dei suoi stati d'animo e di ciò che sentì durante quel momento così sbalorditivo.

Quale migliore occasione per mettere all'opera il costoso Fairlight? Trattandosi di un sintetizzatore-campionatore di grande potenza, Ragni-Malleus si adoperò per ricreare atmosfere magiche e inquietanti popolate di antichi sinistri cortei, voci maligne, sospir, risate e chi più ne ha più ne metta. Nasceva così la suite Paranorm Opera I che andava ad occupare l'intero lato A del vinile (confezionato con cura maniacale e profusione di informazioni in due lingue). Il disco vide la luce nel 1988 su etichetta MGM, ma le note di copertina ci dicono che la creazione dei brani impegnò Malleus fin dal 1982.

Aldilà della veridicità dei fatti evocati, sta di fatto che il risultato da un punto di vista musicale non sembra discotarsi poi molto dalla traccia sonora di un film horror, dove a cupe partiture orchestrali si alternano canti lirici da oltretomba e presenze sovrannaturali. Dunque, lasciando l'impressione che questa suite fosse più un prodotto progettato a tavolino che il frutto di un'ispirazione spontanea. Il Fairlight garantiva precisione e dinamica timbrica, con una qualità tecnica assolutamente eccellente; ma la forte descrittività lasciava poco spazio all'immaginazione e il valore intrinseco dell'opera in sè oggi appare molto di maniera.

Sul lato B del vinile, oltretutto, comparivano due pezzi avulsi dal discorso esoterico che sottraevano ulteriore fascino all'intero lavoro. Il primo "Celebration of a storm" giocato su una bellissima voce femminile che (sic!) gorgheggia su un tappeto di pioggia e tuoni. Il secondo "The window of the time" sottotitolato (sic!)come omaggio a Vangelis: oltre cinque minuti di condensato del Vangelis-pensiero con sonorità prevedibili e una melodia assolutamente conforme allo stile del musicista greco.

La conclusione che traggo da questo disco, in definitiva, è che una miniera di tecnologia come il Fairlight fu usata in modo poco orginale e al minimo delle potenzialità. E poi che le aspettative date dal titolo e dalla fonte di ispirazione vennero tradite dalla preoccupazione di rendere l'idea con grande sfoggio di mezzi, trascurando l'approccio emozionale e subconscio. Tantopiù alla luce del fatto che invece di sfruttare l'intera durata dell'album per trascinare l'ascoltatore nell'Altrove, Malleus riempì il buco con quei due brani supplementari che di paranormale non avevano nulla.

Peccato, perchè Enrico Ragni è stato un personaggio rilevante, con idee geniali e di una sensibilità notevole. Ma questo disco è inferiore alle sue possibilità e non ha convinto, infatti, molti dei suoi ammiratori.

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