Nell'anno in cui l'Italia vinceva i mondiali i Manilla road davano alla luce uno dei più grandi esempi di epic metal. Considerato da molti il primo vero album di epic (il precedente "Invasion" suonava più rock), questo "Metal" datato appunto 1982 rimane uno dei capisaldi del genere metal tutto. La maggior parte dei metallers neanche sanno della sua esistenza, ma quelle poche persone che hanno avuto la fortuna di ascoltare questo disco, hanno ascoltato un'opera nata nel "calderone" del metal, agli albori, quando la registrazione e i suoni non avevano l'importanza che hanno oggi.
Mark "the shark" Shelton voce, chitarrista e anima dei Manilla Road ha scritto la maggior parte dei pezzi presenti ha cominciare dalla splendida "Enter the warrior" dal ritmo sincopato e "contorto" che apre nel migliore dei modi un disco che nel suo genere ha fatto storia. Nota di merito per la voce di Shelton una delle più evocative e "personali" nell'ambito metal. Da tramandare.
Sebbene i Manilla road abbiano indirizzato la loro carriera verso un heavy metal grezzo e senza fronzoli nei primi due lavori la distanza tra hard rock e il metal più classico è ancora ridotta tanto da non poterli definire entro un genere preciso. Le successive "Defender" e "Queen of the black coast" ne sono una prova, tanto vicine ai ritmi degli inglesi Judas Priest. Incredibile poi come a oltre 20 anni di distanza il chorus di "Queen of the black coast" rimane uno dei più epici e "malsani" che abbia avuto il piacere di ascoltare.
Il loro modo di intendere la musica gli permette anche di provare ad abbracciare lidi a loro più distanti. La titletrack è una ballad inusuale per i ragazzi di Wichita, song iniziatica di quelli che saranno poi (capo)lavori come "Dreams of eschaton" e "Dragon star". Da citare inoltre la progressiva "Cage of mirrors" forse l'apice del disco.
Il limite che ancora una volta li penalizza, e in questo caso pesantemente, è come sempre la produzione. Se in album successivi questo difetto era comunque compensato da un songwriting compatto e irraggiungibile per molti altri gruppetti odierni, qui all'inizio della loro carriera, la perizia tecnica non è ai livelli che verranno raggiunti successivamente. Inoltre il loro ispirarsi alla NWOBHM, fa di questo lavoro una base inamovibile per il movimento epic ma non lo eleva a capolavoro vista la varia confluenza di generi. Troppo datato nel sound e forse ancora troppo poco "maturo". Sta di fatto che la maggior parte dell'heavy che è nato negli Stati Uniti negli anni seguenti lo si deve nel bene e nel male a questa band e in particolare a questo lavoro. Un album che intreccia un songwriting complesso e oscuro a degli assoli che di li a poco diventeranno il marchio di fabbrica di casa Manilla. Imprescindibile.
1-"Enter the warrior" (5:15)
2-"Defender" (2:02)
3-"Queen of the black coast" (4:22)
4-"Metal" (6:11)
5-"Out of control with rock'n roll" (4:13)
6-"Cage of mirrors" (8:40)
7-"Far side of the sun" (8:09)
Elenco tracce testi e video
07 Far Side of the Sun (04:52)
The day is coming That soon in future's time Every single one of us Will soon learn how to die And if I do escape Before that time has come I will meet you On the far side of the sun Everybody is free on the far side of the sun Oh won't you listen to me I'm on the other side I've got to get back home Before I go out of my mind It's like I'm a mirror A mystery I can't face It's like a dream I'm living I've got to get back into space Everybody is free on the far side of the sun I'm going to journey homeward That time has finally come I'm going to fly back through the stars To the far side of the sun And now a ship approachin' Heading straight for me Ah Lord it's a ship like mine Is this my destiny Everybody is free on the far side of the sun
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