Mark Shelton è uno di quei personaggi del mondo metal che non conosce quasi nessuno ma che hanno dato tanto al genere, senza che gli siano mai stati riconosciuti appieno i suoi meriti. Una figura solitaria del metal più grezzo e da "cantina", quello assolutamente menefreghista nei confronti del successo, delle melodie catchy e ruffiane, della musica per il pubblico. Mai un album dei Manilla Road, quindi di Mark Shelton, è stato concepito e prodotto per piacere oltre la ristrettissima schiera dei fans che seguono la band americana da ormai quasi 40 anni. Basta ascoltare i suoni e la registrazione anche degli ultimi lavori per rendersi conto della lontananza anche concettuale dei Manilla dal manierismo dei nostri tempi. Sull'onda lunga di questo modo quasi viscerale di approcciarsi alla musica, il gruppo di Wichita ha tirato fuori un nuovo disco, il sedicesimo della carriera ("The Circus Maximus" rimane un lavoro attribuito erroneamente ai Manilla Road).

Con una carriera in studio ormai trentennale e una storia lunga come i poemi che ispirano la loro musica, chiedere altro ai Manilla Road è impensabile. La formula è quella di sempre: epic metal di stampo classico, con influenze che vanno dallo speed thrash americano, alla psichedelia seventies, soprattutto per quanto riguarda i lavori più recenti ("Voyager" ne è un esempio). Il nuovo "The Blessed Curse" è l'insieme di queste anime: un doppio cd che contiene sia il lato più guerrigliero e old style del combo, sia quello più riflessivo e acustico rappresentato dal secondo cd.

La formula collaudata non può prescindere dalle voci di Shelton e Bryan Patrick, che da anni ormai si dividono il lavoro dietro il microfono, anche se l'uniformità dei loro timbri nasali fa si che sembra di ascoltare sempre la stessa voce. Come da copione il disco è la dimostrazione sia della loro classe, sia dell'inevitabile trascorrere del tempo. Se da un lato abbiamo brani decisamente degni di nota, dall'altro c'è la perdurante sensazione del "già sentito", peccato inevitabile quando si calca la scena da decenni e decenni. Episodi di heavy anonimo come "Kings Of Invention" e "Reign Of Dreams" sono affiancati da altri come "Tomes Of Clay", di chiara matrice maideniana e dal ritmo fortemente orientaleggiante. Uno dei pezzi più intriganti e riusciti dei Manilla Road degli ultimi tempi. "Falling" è la chiara manifestazione dell'influenza dell'hard rock anni '70 su Shelton, elemento rintracciabile anche nelle parti solistiche alla chitarra. "The Muses Kiss" si inserisce in questo solco è ed il brano che chiude il primo disco ma che ipoteticamente smorza l'atmosfera in vista del secondo capitolo acustico. Fatta eccezione per le due versioni francamente trascurabili della lunga (e vecchia) "All Hallows Eve", il disco 2 è quello più interessante e per certi versi quasi più congeniale ai Manilla Road degli ultimi anni. "Life Goes On" è la summa stilistica ed emozionale di questo nuovo mondo acustico di Shelton e non è un caso se lo stesso leader della band abbia messo in cantiere l'uscita di un cd acustico con il suo side project Obsidian Dreams.

"The Blessed Curse" è l'ennesimo episodio di una cult band dell'underground metallico. Una realtà quasi autolesionista nel rimanere confinata ad un limbo musicale che li ha resi amati da pochi adepti, sebbene la qualità indiscussa soprattutto della prima parte della loro carriera. Un disco che prosegue sulla falsariga della loro storia, che non sposta gli equilibri, ma che oltre a riconfermarci una band in forma, apre possibili nuovi orizzonti sull'ulteriore commistione tra parti elettriche ed acustiche. Un futuro stimolante per una delle realtà più longeve ed autentiche nella storia dell'heavy metal.

Tre stelline e mezzo.

Disc One
1. "The Blessed Curse" (4:48)
2. "Truth In The Ash" (3:17)
3. "Tomes Of Clay" (8:12)
4. "The Dead Still Speak" (3:33)
5. "Falling" (4:43)
6. "Kings Of Invention" (3:18)
7. "Reign Of Dreams" (4:36)
8. "Luxiferia's Light" (4:45)
9. "Sword Of Hate" (3:59)
10. "The Muses Kiss" (6:44)

Disc Two
1. "After The Muse" (5:28)
2. "Life Goes On" (8:27)
3. "All Hallows Eve (1981 Rehearsal)" (10:41)
4. "In Search Of The Lost Chord" (3:50)
5. "Reach" (7:05)
6. "All Hallows Eve 2014" (15:06)

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