Marco Paolini ci racconta, in due righe di presentazione, la nascita di quest'Album per un concerto dedicato all'acqua come risorsa, dove il poliedrico attore-regista e adesso anche interprete musicale doveva presentare una serie di canzoni-poesie le quali ricordassero agli spettatori presenti che, "uno: tutte le specie e gli ecosistemi hanno diritto alla propria quota d'acqua su questo pianeta; due: c'è un filo liquido che ci lega tra noi umani e lega noi alle altre specie, si chiama ciclo e non econdova spezzato, aggrovigliato... ; terzo:l'acqua è gratis; e quarto... e quinto... e decimo" motivo per cui l'acqua debba essere come diritto di tutti e non venga sottratta dai paesi ricchi e paesi poveri. E' così che l'acqua viene utilizzata in questa opera, come simbolo di tutti quei diritti fondamentali che noi, paesi facenti parte del G7, o G8, o quel che volete, neghiamo agli altri 5 miliardi di abitanti di questo mondo e alle altre milioni di specie che vivono in ristrettezza anche delle risorse naturalmente vitali.
Ed è un trio folk nato e vissuto sotto la stella del Faber, i Mercanti Di Liquore, che accompagna le poesie, le filastrocche di alcuni grandi autori italiani, o gli atti di accusa di cui Paolini di volta in volta si fa artefice, con melodie di immediata semplicità e bellezza.

Che dire del disco... beh, che rispetto al concerto i Mercanti si sottraggono da quel ruolo di accompagnamento che ancora mantengono dal vivo e sentiamo il continuo alternarsi dei monologhi in musica di Paolini, alle ballate cantate dalla fantastica profonda voce deandreiana di Lorenzo Monguzzi (ma più spesso il primo interpreta i personaggi delle storie raccontate e il secondo fa da narratore).
In più oltre al tema centrale e originario dell'acqua che percorre trasversalmente l'album, a partire da "Due Parti Di Idrogeno Per Una Di Ossigeno" - nella quale Paolini interpreta liberamente (?) un passo ripreso dall'ulisse di Joyce - fino all'ultima poesia di Erri De Luca, che dà anche nome all'album, "Sputi", passando per la stupenda "Mare Adriatico", dove una delle tante filastrocche riprese da Gianni Rodari ironizza sul vizio di comprare qualunque cosa, fino al paradosso di voler comprare un mare, e per "Regola Acquea" dall'unione di una poesia di Biagio Marin e un promemoria scritto dallo stesso Paolini, che nel disco perde una parte della sua verve... scusate mi son dilungato troppo... riprendendo, dicevo che oltre al tema centrale dell'acqua, vengono trattati di volta in volta con affascinante leggerezza, come se si trattasse tutto di un gioco, svariati argomenti: dal vizio dei potenti (qualsiasi riferimento a personaggi dei nostri tempi è puramente casuale) di cercare e trovare un nemico per "giocare" a farsi la guerra ("Re Federico"), alla lotta tra diversi padroni che comunque lascia il popolino poverissimo ("L'Altissimo"), fino alla nostra tangentopoli (il personaggio che Paolini interpreta nella canzone ricorda molto il nostro presidente) ("Domani E' Lunedì"), e ancora la bellissima ballata per i fratelli Cervi ("Sette Fratelli").
Insomma, sicuramente nell'invasione di dischi folk impegnati che ultimamente invadono gli scaffali dei negozi, questo è uno dei più interessanti, per i testi bellissimi, le musiche sempre all'altezza, e l'interessante fusione tra recitazione teatrale e musica popolare italiana.

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