"Promemoria 2" altro non è che la versione implementata e aggiornata dello spettacolo traslato di fronte alle platee di mezza Italia la scorsa estate, nella quale il giornalista e scrittore torinese effettua una semplice ma inusuale pratica, perlomeno tra i patrii confini, quasi mai posta in essere anche e soprattutto da chi si fregia dell'iscrizione al medesimo albo professionale del nostro: l’esercizio della memoria.

Marco Travaglio, per chi non ha mai avuto modo di ascoltarlo dal vivo, è un autentico fiume in piena: il racconto inerente le vicende sociali, politiche e giudiziarie (e criminali, ça va sans dire) dell’ultimo quarantennio Italiano si snoda attraverso tre ore densissime di dettagli, suddiviso in 6 blocchi cronologici, nei quali riporta in maniera impietosa e senza fare sconti a nessuno, la esatta e documentata cronistoria delle progressivamente sempre più aberranti vicende susseguitesi all'interno delle secrete stanze del tribolato Belpaese.

180 minuti di inappuntabile ricostruzione della realtà, partendo dalla cruna nella quale tutto doveva passare, il mitico CAF, passando per la aurea epopea Craxiana, fino alla scesa in campo e susseguente consolidamento al trono del moribondo Regno d’Italia da parte dell’Unto del Signore; il tutto brevemente intervallato (il tempo fisiologico di riprendere fiato, bere un sorso d’acqua, fumare una sigaretta) dalle sottolineature di due musicisti/DJ che lo accompagnano nel palco, frangenti nei quali peraltro ci si distrae poco: vengono riportate alla memoria alcune tra le frasi più significative (Borsellino, in merito ai cavalli di Mangano) e/o allucinanti (Dell’Utri, Berlusconi sulle bombe gentili sempre di Mangano) che abbiamo avuto modo di udire, ma evidentemente non di collettivamente memorizzare, nel più o meno recente passato.

Nonostante le (autentiche) follie oggetto della narrazione che avrebbero dovuto indurre chi ascoltava in uno stato di montante rabbia e sconforto Travaglio è riuscito nell'arduo compito di far ridere, anche fragorosamente, gli assiepati presenti, grazie alle solite acuminate e trancianti battute e talvolta semplicemente citando in maniera letterale (in questo senso B. davvero non teme rivali) alcune tra le uscite più felici, in Italia e all'estero, dei vertici dell’Italietta nostra.

Che dire: passate parola.   

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