Ciao ragazzi, oggi si parla sempre di cinema minore italiano, e per di più, stando alle voci prevalenti, "maledetto", sia per le tematiche trattate nel film che andiamo a commentare che per le vicende distributive del lavoro, assai tormentate, a tali da farlo uscire solamente in dvd negli anni '90.

Autore del film è il regista sanremese Mario Bava (1914-1980), che alcuni hanno già recensito qui su Debaser facendone un campione del thriller/horror italico, ma che qui analizziamo per quello che, probabilmente, fu davvero: autore di film a basso costo, prodotti in maniera spesso superficiale, ma girati con autentico talento: a) per la fotografia; b) per la tensione narrativa; c) per il messaggio poco conciliante di fondo, dove l'uomo è solamente avido di danaro e di potere, sacrificando tutto il resto.

Mario Bava, insomma, è un piccolo maestro del piccolo cinema di serie b, con un talento visionario che avrebbe meritato maggiore gloria; tuttavia è stato dimenticato da molti, per essere tardivamente rivalutato in area pulp, oltre che dal Vostro Il_Paolo.

Ho visto molti film di genere, e molti di Bava, potendo considerare questo "Cani arrabbiati" ('73, mai distribuito al cinema) non solo come il suo, personale, capolavoro, ma soprattutto, come il migliore film d'azione mai girato in Italia: meglio, per intenderci, di tutta la serie "Napoli spara", "Milano trema", "Roma si tormenta", "Acqui terme teme".

La storia è molto semplice: quattro banditi rapinano il tesoriere di un'azienda, e, fuggendo dalla polizia alle loro calcagna, sono obbligati a sequestrare un signore di mezza età assieme ad un bambino, a bordo di una auto ferma ad un semaforo rosso, ed una giovane donna. Inizia così una fuga lungo l'assolata autostrada, laziale ed agostana, che si concluderà con un beffardo epilogo.

Alla linearità e semplicità della trama, si accompagna il carattere claustrofobico dell'intera rappresentazione: il film, infatti, è per Ÿ girato all'interno di una macchina, con un senso di accaloramento, sudore, tensione, ansia, angoscia e via via percorrendo questo climax che sfocia in una autentica mattanza, in cui anche gli innocenti non sono tali.

La fotografia, che in molti film di Bava tocca picchi di autentico espressionismo, è qui estremamente realistica, denunciando una realtà cruda, autentica, priva di mediazioni, in cui l'uomo è praticamente solo rispetto all'orrore del quotidiano, e, soprattutto, senza vie di fuga. Una descrizione del fenomeno criminale che dovrebbe essere stata di lezioni a generazioni di cineasti, ma che non è mai stata ripresa appieno: pensiamo al Placido del pur valido "Romanzo criminale", che talora si sofferma sul bozzettismo e sull'artificio narrativo, come pure sulla scelta di attori cool, che mai Bava avrebbe scelto.

Proprio con riferimento alla recitazione, il film sfrutta al massimo le qualità degli attori impiegati, che pur non essendo nomi di grido assoluto (questioni di budget) svolgono molto bene il proprio compito: dallo stolido Riccardo Cucciola (1924-1999), che ben impersona il piccolo borghese vittima degli eventi ma pieno di risorse, all'esagitato George Eastman nella parte del bandito sessuomane "32" (immaginate a cosa sia riferita la misura), passando per la vittima femminile, Lea Kruger (a lei si deve la redistribuzione del film negli anni '90), e per il freddo, compassato e cinico capo banda interpretato da Maurice Poli.

Su tutti, a dire il vero, si staglia la folle, intensa, angosciante interpretazione del più sanguinario dei banditi, il terribile "bisturi", aduso ad utilizzare lame e coltelli sulle proprie vittime: il personaggio che più rimane impresso nell'arco di tutto il film, che più mette ansia e paura, suggerendo l'esplosione di violenza appena trattenuta, sulla quale si gioca l'intera tensione narrativa su sui si sviluppa l'intero lavoro; davvero bravo l'attore che lo interpreta, tale Aldo Caponi, e peccato che non sia stato più utilizzato dal cinema che conta. A molti di voi questo nome non dirà proprio nulla, forse perché noto con lo pseudonimo di Don Backy, dall'immensità degli anni '60 ai piccoli interni di un autoveicolo lanciato verso il nulla in quella assolata estate del '73.

Il film è un capolavoro, senza se e senza ma.

Angosciosamente Vostro

 

Il_Paolo

Carico i commenti... con calma