Diabolik, è noto, è un fumetto italiano piuttosto famoso in patria. Creato ed ideato dalle sorelle Giussani nel 1962, ottenne fin da subito un grande successo.

Un criminale inafferrabile, che mette a segno i colpi più audaci con ingegno ed astuzia, avvalendosi alla bisogna di sofisticati apparecchi tecnologici, coadiuvato dalla sua donna, la bionda conturbante Eva Kant.

Ladro ed assassino senza scrupoli né sentimenti. Una macchina, un demonio dagli occhi di ghiaccio.

L’ispettore Ginko, suo acerrimo rivale, è sempre sulle sue tracce, gli sta addosso, quasi lo tocca, ma non lo prende mai.

A soli 5 anni dalla nascita del fumetto, Mario Bava ne fa una trasposizione cinematografica molto interessante. Diventerà un film di culto per gli addetti ai lavori.

Trovo straordinario il modo in cui Bava sia riuscito a creare un’opera che sia dannatamente fedele al fumetto ma che, allo stesso tempo, se ne discosti del tutto, pricipalmente per due aspetti: da un lato, laddove il fumetto è cupo, nero, asciutto e drammatico, il film è invece oltremodo spassoso, ironico, leggero. Inoltre, sebbene il fumetto sia molto rigoroso e serio, ecco che invece il film è intriso di pop-art, psichedelia, futurismo, ed è questo il vero punto di forza del film, la sua connotazione, la sua struttura.

Eppure, nonostante ciò, come ho già accennato, il film riesce a cogliere in pieno l’atmosfera del fumetto, la caratterizzazione dei personaggi, la loro somiglianza, Diabolik ed Eva (John Philip Law – padre di Jude Law – e Marisa Mell) sono molto, molto verosimili. Non si può dire lo stesso per Ginko (Michel Piccoli) che nel film è una figura quasi di contorno, una figura che si fa spesso “barbina” viste le numerose mazzate che prende dal genio criminale.

Un altro aspetto che ho apprezzato particolarmente è stato il taglio fumettistico che Bava ha voluto dare al film. I dialoghi sopra le righe, gli atteggiamenti dei personaggi. Emblematica in tal senso, la sequenza del criminale Valmont (Adolfo Celi) che spara col mitra. Ebbene, i suoi movimenti, la sua postura, sono praticamente identici ai quadretti delle varie tavole del fumetto… (lo so bene, leggo Diabolik fin da quando ero un ragazzino).

Il film, nei suoi 96 minuti, fila che è un piacere. Le sequenze action la fanno da padrone e sono magnifiche. Già dal prologo, quando appare la Jaguar E-type nera di Diabolik (per alcuni e per il sottoscritto, l’automobile più bella di tutti i tempi) che insegue la scorta di Ginko per rubare 10 milioni. L’entrata in scena di Diabolik è caratterizzata da un cambio della colonna sonora (strepitosa, psichedelica, straniante, del maestro Morricone) che delinea ed enfatizza il contesto in modo impeccabile.

Vogliamo parlare poi dell’eccezionale sequenza subacquea in cui Diabolik ed Eva con il loro mezzo (una specie di sottomarino giallo che però ha la forma di una manta) agganciano il cargo pieno d’oro? Ed il rifugio di Diabolik? Strabiliante, con degli interni e delle apparecchiature futuristiche incredibili per l’epoca.

In definitiva, il Diabolik di Mario Bava è un film sensazionale, originale, molto interessante, una vera e propria lezione di bravura ed ecletticità di uno dei più grandi registi italiani di tutti i tempi, ingiustamente sottovalutato e tardivamente rivalutato, perché, come spesso accade “la verità viene a galla” .

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