Ufficiale austriaco: Fegato dicono... Quelli conoscono solo il fegato alla veneziana con cipolla. E presto mangeremo anche noi quello. Dunque.. Dove?
Giovanni (Gassman): No dico, cosa c'entra questo?
Ufficiale austriaco: Prego?!
Oreste (Sordi): Ah Giovà?Giovanni (Gassman): Stai buono!... E allora senti un po', visto che parli così... Mi te disi propi un bel nient! Hai capito? Facia de merda!
Chi è l'eroe? Il concetto è sicuramente amplio, e varia a seconda di cosa si intenda per eroe. Generalmente l'eroe viene identificato in colui che fa delle cose belle per la gente che ama, per il suo popolo, per la sua patria e, per spirito di altruismo paga il suo eroismo anche con la vita. Ricordo quando qualche anno fa, un mercenario italiano morto in Iraq, prima di essere fucilato dai terroristi morì dicendo di essere fiero di morire da italiano e gli fu dedicata una medaglia al valore civile. Molti lo hanno pianto come eroe, ma io ovviamente non sono dello stesso parere. L'eroe non è colui che si apre la camicia davanti al moschetto del nemico e muore impavido. Con questo non voglio assolutamente alzare polemiche, sicuramente il sopracitato "soldato privato" ha avuto un ammirevole modo di uscire di scena, su questo non ci sono dubbi, ma avvalorarlo di titolo di eroe italiano mi sembra fuori luogo.
Forse io ho un idea sbagliata del concetto di eroe, per capire cosa intendo basta leggere le lettere di corrispondenza di poveri giovanissimi ragazzi italiani che costretti in trincea hanno scritto alle mogli che a loro volta eroicamente attendevano e combattevano la loro guerra di fame e miseria. Oreste Jacovacci (Alberto Sordi) e Giovanni Busacca (Vittorio Gassman) due lavativi arruolati a forza per difendere i confini con l'Austria nel primo conflitto bellico, sono da tutti reputati due lavativi e codardi. I due poveri soldati fanno di tutto per sopravvivere e cercano disperatamente ogni qual volta si presenta il pericolo di non farsi trovare a tu per tu con il nemico. In due ore Mario Monicelli racconta uno spaccato di storia del '900 coadivando insieme il quadro drammatico, della guerra della povertà e gli stenti che essa comporta, e il ritratto tragicomico di due italiani medi invischiati in essa. Non esagero nel dire che si tratta del film di guerra più bello, più veritiero e toccante che abbia mai visto. La prima guerra mondiale è stata, come tutti noi abbiamo studiato a scuola, una guerra di trincea, dove i poveri giovani erano buttati allo sbaraglio, ed erano costretti a un'attesa snervante, una specie di braccio della morte, dove le speranze di rimanere in vita si riducevano giorno per giorno, a seconda della precisione del cecchino nemico. Per Busacca e Iacovacci era proprio così, e di giorno in giorno era vedere decimare i propri commilitoni e rendersi conto del dramma familiare che la loro morte provocava : Ne è la prova quando i due in libera uscita incontrano la moglie del commilitone Giuseppe Bordin, che ignara della morte di questo li raccomanda di mandargli un pò di viveri da parte sua. I poveri soldati non hanno il coraggio di riferirle la triste sorte del marito ma le danno tutti i soldi che avevano per svagarsi nella loro preziosa giornata di libertà.
Il film è un susseguirsi di episodi epici, e alterna momenti tipici della commedia italiana, e Sordi e Gassman sono maestri nel sottolinearne il tipico regionalismo, a momenti di pura drammaticità. Ma sono molti gli argomenti che vengono toccati: in primis la denuncia verso la ferocia della guerra, sia per la violenza sia per la miseria. Ma anche argomenti come la solidarietà, e la fratellanza che accomunano persone tanto diverse, ma che condividono un dramma tanto devastante. Monicelli (con l'aiuto impagabile del duo Age-Scalpelli nella sceneggiatura) in questo ne è maestro, non c'è un suo film, anche del versante più comico della sua produzione, in cui non emerga un insegnamento dall'indiscusso valore sociale che è nascosto da un ironia più o meno sottile. Film come "La grande Guerra" andrebbero insegnati e studiati nelle scuole, il loro valore storico e artistico oggi è di assoluta ricchezza per il patrimonio culturale nostrano. Alla fine del film il duo Iacovacci e Busacca faranno del loro gesto eroico il senso del film, e qui arriva la famosa storia dell'eroe: Catturati dagli austriaci vengono accusati di essere spie e quindi destinati o alla fucilazione, o alla liberazione in cambio però di rivelazioni sui posizionamenti della loro brigata. I due codardi accettano la proposta, ma una frase del colonnello di troppo a vezzeggiare la loro (e di tutti gli italiani) mancanza di fegato, risveglia l'orgoglio di Busacca che insulta il colonnello austriaco e si fa fucilare, stessa cosa farà il tremante Iacovacci, che non urla "Ecco come muore un italiano", ma strepida, urla piange ma anche lui non rivelerà niente. Chi ha detto che l'eroe è spavaldo? Tutt'altro: l'eroe è quello capace di un gesto di rivalsa e di orgoglio nonostante sia logorato dalla paura. Ogni volta che vedo il finale di questo film un brivido mi accappona la pelle.
Ovviamente magistrali le interpretazioni di Sordi e Gassman, ma anche di una splendida Silvana Mangano, ognuno con la sua storia e il suo ruolo ben preciso, che danno quell'effetto di coralità tanto cara a Monicelli. Da segnalare la presenza di Romolo Valli nella parte del tenente Gallina, e un giovane soldato semplice dalla voce inconfondibile: Ferruccio Amendola.
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