Croce.

Mario Venuti, ovvero l'altra metà dei Denovo, sudò sette camicie prima di far uscire "Grandimprese". Pronto già nel 2000, si dovette aspettare fino al 2003 (!) per la pubblicazione ufficiale. Mario ci mise anima, cuore ed (ehm) il grano.

Questo il prezzo che si paga quando la fatidica seconda prova, dopo il fortunato "Un Po' Di Febbre" (1994) è un album difficile, seppur splendido dal titolo "Microclima" (1996). Pagato lo scotto, quindi, con le tasche un po' più leggere ed un disco di transizione (la raccolta "Mai Come Ieri") Mario affida le sue speranze di ripresa a dieci piccole gemme pop che costituiscono tutt'oggi il lavoro più compatto e riuscito dell'autore catanese.

Fra i due menestrelli catanesi (l'altro è Luca Madonia) Mario è sempre stato quello con la penna più felice. Abilissimo creatore di ritornelli dal forte impatto, si è sempre distinto per i suoi testi semplici e poetici allo stesso tempo. "Grandimprese" mostra i suoi pregi nell'utilizzo di chitarre limpidissime che rimandano a vecchi amori del cantautore quali "XTC" e "The Smiths" (ascoltare la title track per farsene un'idea) senza dimenticare la tradizione italiana. Non a caso vi è inserita una cover di "Monna lisa" di Ivan Graziani.

Il disco ebbe vita lunghissima. Il tormentone "Veramente" spinse il disco in alto nell'etere gettando luce su brani ancora più potenti come "L'invenzione" e "Un attimo di gioia". Oltre a ciò la partecipazione a Sanremo 2004 con "Crudele" portò ad una riedizione dell'album con l'aggiunta di qualche brano in più. Ma è nella versione a dieci che "Grandimprese" si legge meglio. Un album dalla gestazione molto travagliata che nasconde, nella sua spiegata semplicità, una volontà di riaffermazione fortunatamente ripagata.

Carico i commenti... con calma