"La voce e la chitarra dei Dire Straits". Lo sticker presente sul compact disc di Mark Knopfler al momento della pubblicazione riportava questa veritiera affermazione anteposta ad un'altra, vera solo a metà, che ne voleva sottolineare l'esordio discografico da solista. Diciamo innanzitutto, che di esordio non possiamo proprio parlare, visto che "Local Hero", la prima colonna sonora in assoluto dell'allora leader dei Dire Straits, è uscita sul mercato nel 1983, poco dopo l'ottimo "Love Over Gold". Si può comunque parlare del primo disco solista, in cui è possibile ascoltare Knopfler districarsi contemporaneamente pizzicando la sua fedele sei corde e dietro ad un microfono, lo stesso ruolo svolto sino a qualche anno prima, con la band che gli ha dato al meglio la chance di poter manifestare le sue eccelse qualità di compositore-chitarrista-produttore (...forse cantante era un po' troppo, no?).
Il disco in questione, successivo all'elegante "On Every Street", comprende quattordici brani, in cui sono riassunte in maniera discreta tutte le influenze assorbite ed il seminato elargito coprendo un periodo storico di circa venti anni. Un lavoro in cui non mancano canzoni degne di stima, ma di certo non entusiasmerà i fans più fedeli ai ritmi vincenti di "Sultans Of Swing" o "Lady Writer", così come quelli che si sono sentiti più trascinati dal gusto di semplicità che ha pervaso le soundtracks precedentemente realizzate, vi troveranno ottimi spunti per poter apprezzare un artista sempre in grado di tirar fuori combinazioni musicali di pregio. L'eclettismo dell'ingegnoso chitarrista esce tutto, trattandosi del primo disco che in copertina riporta le sue sole generalità, favorendo senza ombra di dubbio quel lato compositivo molto intimo e personale, che aveva avuto modo di esprimersi solo quando la concentrazione delle sue energie creative erano unicamente indirizzate nel musicare i film a lui affidati.
I tenui suoni di un "whistle" e di un "irish harp" (che non guasterebbe come sigla iniziale di un documentario sull'Irlanda) danno il via a "Darling Pretty", una pop song caratterizzata da un sound scorrevole ed un cantato, che scivola con naturalezza sulle gentili note di una Gibson Les Paul, pizzicata per decorarne con mestiere anche l'intensissimo testo (Heal me with a smile, darling pretty/ Heal me with a smile and a heart of gold/ Carry me a while, my darling pretty/ Heal my aching heart and soul: Guariscimi sorridendomi, guariscimi con un sorriso e un cuore d'oro, Portami per un po' caro amore, Guarisci il mio cuore e la mia anima dolorante). La title-track si presenta come un altro brano che la calda voce del Knopfler narratore, conduce in quei sentieri musicali caratterizzati da armonia e semplicità, dove il suono della chitarra riesce comunque ad esprimersi in maniera sempre molto personale. L'electric blues "No Can Do" alza con cura i decibel ed i cambi di ritmo ne abbelliscono il sensuale andamento, così come "Don't You Get It" ha le giuste qualità per far zampillare quell'irrequietezza interiore che il nostro non riesce a contenere, eseguendo un assolo diretto che spiazza via ogni dubbio sul suo volontario allontanamento da quelle formidabili intuizioni rock 'n roll, che ne avevano fatto risaltare l'egocentrica creatività. Un omaggio (ho detto omaggio!!) sincero agli Straits di maggior successo lo sono la graffiante "Imelda" (beh qualche nota di "Money For Nothing" è palpabile..) o il frizzante boogie di "Cannibals" (una "Walk Of Life" più "familiare"), mentre le mai dimenticate origini scozzesi traboccano dalla toccante "A Night In Summer Long Ago" (Then I lead you from the hall/ And we did ride upon the hill/ Away beyond the city wall/ And sure you are my lady still/ A night in summer long ago/ The stars were falling form the sky/ And still, my heart, I have to know/ Why do you love me, lady, why?/: Ti ho portata via dal salone/ E il cavallo ci ha portato sulla collina/ Lontano dalle mura della città/ E da allora sei ancora la mia signora/ Una notte d'estate tanto tempo fa/ Le stelle cadevano giù dal cielo/ ma devo ancora capire amore/ perchè mi ami, signora, perché?). La maggior parte delle altre canzoni conferma un intenzionale percorso artistico volto verso una spontaneità di scrittura, che risalta ancor l'aspetto più recondito di sonorità che in passato erano state fatte echeggiare con moderazione.
E' ingiusto fare qualsiasi paragone tra questo cd e quanto realizzato con con i Dire Straits, anche se Golden Heart va accettato per un album dopotutto discreto in cui convergono folk e tradizioni celtiche lasciate confluire insieme a country e cajun, mentre della fluida poesia e garbate melodie vengono manipolate da Knopfler con collaudata cordialità, sinonimo anche di una ritrovata serenità interiore e familiare alla cui conquista l'avvenente compagna Kitty Aldridge (nota attrice britannica) ha fortemente contribuito, tanto da meritarsi una romanticissima dedica sulla prima pagina del libretto che accompagna il disco.
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