Deluso, anzi delusissimo da "All The Roadrunning", album a quattro mani concepito e partorito con la complicità di Hammylou Harris, mi sonno approssimato a questo disco con tutte le precauzioni del caso: dimenticare l'ultimo flop, almeno per me; annullare il pietoso e sconcertante concerto sentito a Verona l'anno scorso; cancellare dalla mia mente ogni tipo di aspettativa, ovvero sperare in un cd alla Dire Straits o in qualche cosa di più simile a "Sailing To Philadelphia". Insomma, credo anche di esserci riuscito... ma... non ci siamo.
Per carità, "Kill To Get Crimson" è elaborato, costruito bene, pensato, studiato a dovere. E sono proprio queste caratteristiche che forse lo sviliscono. Ad un primo ascolto il cd lascia un certo strascico di MA: ma manca la canzone trainante! Ma manca la canzone alla Knopfler! Ma manca il tocco alla Knopfler! Quel tocco che l'ha reso famoso e l'ha innalzato nell'Olimpo degli dei della chitarra. Le sue canzoni migliori sono quelle in cui sembra sedersi su una sedia e iniziare a improvvisare qualche magica melodia, così, quasi per caso. Qui, invece, accade il contrario: Knopfler pare aver riflettuto a lungo su ogni nota. Tutto è pensato e studiato eccessivamente e questo cd rischia di passare per il disco di uno qualunque: potrebbe tranquillamente essere stato scritto dal fratello David, bravino, per carità, ma non all'altezza!
Così, mentre "Sailing To Philadelphia" si apriva splendidamente con "What It Is" e la canzone omonima e "Shangri-La" presentava in seconda posizione "Boom, Like That", "Kill To Get Crimson" apre con "True Love Will Never Fade" (che, tra l'altro è il primo singolo estratto): brano scialbissimo che si può tranquillamente scegliere come il più brutto del cd. Non di maggiore valore è "The Scaffolder's Wife", in seconda posizione: brano trascurabile, che si tende a sentire e non ad ascoltare e che quindi passa senza accorgersene. Bisogna aspettare la quarta canzone, "Heart Full Of Holes", per ascoltare qualcosa di piacevole: dolcissima canzone d'amore anche se forse appare un po' troppo dolce con il rischio di diventare diabetica. Per concludere con i brani da sconsigliare aggiungo "Secondary Waltz", una sorta di ballata irlandese, con sonorità tanto care al buon Mark, ma che difficilmente si riesce a digerire.
Per il resto, nessun brano merita particolari encomi; ben riusciti sono "Punish The Monkey", dalle atmosfere africaneggianti, "Madame Geneva's", a mio parere la più bella del cd, costruita su pochi accordi di chitarra e principalmente sulla calda voce di Mark, che s'inserisce magnificamente lungo la scia tracciata da "Sailing To Philadelphia" prima e da "Back To Tupelo" poi senza sfigurare dinanzi a queste. In ultimo merita di essere menzionata "In The Sky", canzone sognante, sapientemente posta a chiusura dell'album: brano che permette alla fantasia di viaggiare dando l'idea di muoversi in spazi sconfinati... forse la canzone che meglio rappresenta le scelte operate da Knopfler con questo album.
Nel complesso, "Kill To Get Crimson" è un disco perfettamente omogeneo, fortemente costruito sulla sua voce e molto meno sulla sua chitarra nonostante il tocco sia sempre sapiente e mai banale. È da sottolineare un uso importante della chitarra acustica in tutte le canzoni mentre quella elettrica è quasi relegata ad un ruolo di accompagnamento (inusuale in Knopfler). Le atmosfere fortemente country e americaneggiante spariscono. Flauti, percussioni, fisarmoniche, ballate di tempi lontani, valzer... Che sia il nuovo Knopfler? Si potrebbe pensare che manchino le idee: niente di più sbagliato. Quelle ci sono; sono le scelte musicali che fatico a condividere ma almeno mi consolo: la vena artistica di Knopfler sembra viva.
In generale, il disco lascia un profondo senso di incompiutezza: le canzoni scorrono, ci si perde tra i ma, il disco finisce e non ci si è accorti della fine... Difficilmente verrà ricordato come il migliore di Knopfler solista, anzi... A chi è troppo legato all'altro Knopfler ne sconsiglio fortemente l'acquisto. Ma, se, come me, siete dei fanatici di Mark, e a lui perdonate tutto (Harris inclusa), non potete non averlo. Ma poi non sentitevi traditi. Arrivederci ai concerti italiani di Aprile.
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Altre recensioni
Di claudio carpentieri
KTGC è un disco in cui la semplicità dei brani infonde sentimenti di quiete, facendone risaltare la ritrovata vena creativa.
Un disco fatto nel più pieno rispetto e miglioramento della forma canzone che mai e poi mai ci porterebbe a pensare di trovarsi di fronte al solito Knopfler.