Per chi non lo sapesse, Marta Topferova è una musicista di origine praghese. Siete mai stati a Praga? Io si, qualche anno fa... Praga è una città, come dire, estremamente musicale. Prima di dirvi a quale strano (per lei) genere, Marta Topferova si sia dedicata anima e corpo, lasciatemi descrivere brevemente quali sono gli usi e costumi musicali dei cittadini della capitale della repubblica ceca... Oddio, non serve a niente, eh, ma mi va...

Prima di tutto il jazz, e non solo nei clubs... Sul ponte di Carlo IV o in Staromecka Namesti (piazza vecchia), potete trovare moltissime bands composte per lo più da attempati strumentisti che propongono repertori rigorosamente dixieland. Il barbuto, rubicondo, nano, clarinettista della mia jazz-band-praghese-da strada preferita, per annunciare i fatidici cinque minuti di pausa fra una manciata di brani e l'altra, usava sentenziare: "AND NOW, EINE KLEINE WHISKY TIME". Un vero gigione... C'è poi il festival mozartiano nei teatri, nelle chiese musica sacra o anche profana e per le vie e le piazze trii o quartetti d'archi formati da studenti del conservatorio locale. E il rock? Il rock, ma anche il rap e l'hip hop, sta nelle balere e negli auricolari dei turisti, i quali, tutti quanti, senza alcuna eccezione, sono addobbati con la divisa ufficiale del turista praghese: scarpe da ginnastica, jeans e maglietta bianca con sopra raffigurato un mostro col corpo di uno scarafaggio e il viso di Franz Kafka... (oh, questa è la tenuta estiva, d'Inverno è meglio coprirsi che fa freddo...). E come dimenticare Smetana, che a bordo del suo poema sinfonico intitolato "Ma Vlast" (Mia patria), è partito dal castello di "Viserhad", ha seguito il corso della "Moldava" per poi prendersi il giusto riposo ne "I prati e i boschi di Boemia"...

Orbene, da quale delle sopra (malamente) elencate espressioni musicali praghesi, credete che Marta Topferova si sia fatta stregare? Da nessuna di esse, è ovvio... Un giorno, quando era bambina, Marta scoprì gli Inti-illimani, imparò a suonare il "cuatro", chitarrina venezuelana con quattro corde, rese fluente il suo spagnolo e si mise a scrivere canzoni in bello stile sud americano... Certo, per una bella ragazza praghese (Mai stati a Praga? Andateci!), affrontare una tradizione estranea non sarebbe stato possibile senza viaggiare molto. L'america in primis: Marta ha vissuto a Seattle, Miami e New York e ha stretto forti legami con le comunità ispaniche locali. E' stata poi a Cuba, in Cile, Messico, Venezuela, Argentina. Viaggi che le hanno certamente consentito di accrescere il proprio bagaglio musicale, ma che non le hanno fatto dimenticare dov'è nata. Il primo album della Topferova è infatti una raccolta di canzoni del folklore boemo, ("Homage To Homeland" 2001) e in ogni concerto, ella canta la sua appassionata versione di "Ej, hora, hora."

A quell'esordio han fatto seguito gli album ispanici: "Sueño Verde" (2003), "Marea" (2005) e finalmente "Flor Nocturna" (2006). I testi della Topferova nascono dal territorio e si nutrono dei destini delle persone che lo abitano o che vi capitano per puro caso. La sua musica è lenta per lo più, intensa, popolare, "campesina" ma con il giusto pizzico di filosofia. Colpi di Contrabbasso e percussioni e pennate di Cuatro le danno ritmo e dignità, la sua voce profonda, un bel flauto e a volte un violino le donano varietà e fantasia. Non il massimo per iniziare la giornata con brio, ma l'ideale per prendersi una pausa dal tran tran quotidiano e pensare ai massimi sistemi....

Vi ho già annoiati quindi citerò pochi brani: inizio da "Dia Lluovioso", canzone caratterizzata verso la fine, mentre Marta ragiona sul mistero racchiuso nelle gocce di pioggia, da una danza condotta dalle Marimbas. Una danza immaginifica e, anche se dolorosa, aperta alla speranza. 'Sto finale non assomiglia per niente a "You're so Beatiful" di Joe Cocker, ma a me, non so perchè, ogni volta che lo sento, pare di essere Carlito Brigante in punto di morte e, come lui, vedo la silhouette di Penelope Ann Miller prendere miracolosamente vita dal cartellone di un'agenzia viaggi per danzare al tramonto su una spiaggia caraibica... Il cinema fa brutti scherzi, lo so... Oh, affrontare una cultura estranea significa anche affrontarne i maggiori esponenti. Marta ci è arrivata al quarto CD. Qui in "Flor Nocturna" ci sono due brani di Atahualpa Yupanqui: "Tu que puedes Vuelvete" e "Los hermanos". Non so a voi ma a me il seguente verso, tratto da "Los Hermanos", col quale chiudo questo malloppo e che allude a una utopica fratellanza fra tutti gli abitanti di 'sto mondo rotondo, molto sferico, praticamente colombiano, pare meraviglioso:

"Yo tengo tantos hermanos, que no los puedo contàr... Y una hermana muy hermosa, que se llama Libertad."

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