ALT. Questo album ha un piglio eccezionale. Un tiro, un’aria, un modo, una condotta, un’attitudine sbarazzina che avevano solo i Fichissimi di “Mi Alleno Contro Un Muro”, però ALT, perché è trasposta in chiave prettamente POP. Vi piacciono i Gaznevada, i Cars, i Replacements di Hootenanny, i Gang of Four, insomma la New-Old-Wave-Poppetara-Nevrotica? I Masoko, o meglio conosciuti come i Bloc Party di Centocelle, vi faranno passare una mezz’ora a battere il tempo col piede, a ballare, o più semplicemente a scuotere le connessioni neuronali.
I testi sono molto più che terra-terra, arrivano spediti dritti addosso come i piccioni in piazza San Marco. Stramberie semplici sembrerebbero, eppure sono farciti di allusioni più o meno sconce, più o meno sciocche, più o meno ansiogene.
Il bridge di “Comfort” è emblematico in questo senso: “La vasca idromassaggio, il freezer con il ghiaccio, momenti visionari, strumenti musicali, aria condizionata, ho l’erba e l’insalata, un porno da finire, un altro da iniziare.”
La musica dei Masoko è un collage, un mosaico caotico dove le chitarre risplendono. Adoro i collage, sono un collagista amatoriale. Questo è l’italo-pop che dovrebbe (avrebbe dovuto) scalare qualche classifica in più. Ma non se li cagò nessuno. Correva l’anno 2006, gli italiani erano intenti a vincere i mondiali, avevano ben altri fronzoli per la testa.
Talmente leggero ed impalpabile da non lasciare il segno, il quartetto romano sembrava neanche provarci sul serio in fase di registrazione. Un vero peccato perché forse vi capiterà la giornata giusta come a me, in cui brilleranno al pari di ben altre band estere più blasonate come Strokes, Franz Ferdinad e soprattutto i già citati Bloc Party. Comprendendo che suonare con certe metriche “richiede tempo e dedizione unica...è arrivato settembre” (cit. Da “Prima Colazione”).
Traccia preferita: “Alfonso.”
PS: Mi perdoni signor sfasciacarrozze, ho creato un suo doppione. Me ne sono accorto ovviamente dopo aver scritto 'sto popò di recensione...non vorrei farmi de-bannare giuro. È solo che il disco in questione andrebbe (ri)scoperto e considerato per quello che è: un gioiellino di italianità (a volte) simpatica.
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