Uli Kush è un batterista heavy metal di buon livello, dotato anche di capacità compositive non indifferenti. Per questi motivi può vantare un curriculum vitae di tutto rispetto. Due album con i neonati Gamma Ray agli inizi degli anni '90, per poi trovare spazio negli Helloween fino al controverso ed oscuro The Dark Ride. Nel 2000 viene cacciato dalla suddetta band dal leader Michael Weikath tramite un'e-mail (che classe) assieme al chitarrista Grapow. I due non si scoraggiano e decidono di formare una nuova band: i Masterplan. Quello che mi appresto a recensire è il secondo capitolo della formazione intitolato Aeronautics che prosegue sulla scia sonora del debutto.

La musica proposta da Uli & Grapow si discosta in maniera massiccia dal power metal convenzionale. Ci troviamo al cospetto di un gruppo posto su un ipotetico confine tra hard rock e metal melodico. Quello che apprezzo della loro proposta è che fanno una musica semplice, triste, immediata e piacevole. A differenza della maggior parte delle band del settore non vanno alla ricerca dell'assolo veloce, dell'acuto e del doppio pedale a tutti i costi. Il vero valore aggiunto è rappresentato dalla voce meravigliosa di Jorn Lande (ex Ark/Millenium...): tagliente, ruvida e passionale. Il disco è ben prodotto e suonato da dei professionisti che possono vantare su una carriera almeno decennale alle spalle.

Il risultato è che dopo 2 minuti l'oscuro crescendo di I'm Not Afraid ti è già entrato in testa, al pari della melodia del coro che ti ritrovi a fischiettare. Stesso discorso per il singolo Back To My Life. Senza accorgertene segui le tetre atmosfere evocate dall'ottimo e pesante lavoro delle tastiere che, unite all'ipnotico fischiettare, al tempo quasi immobile della sezione ritmica e alla voce bassissima di Jorne ti affascinano. Abbastanza navigati per sapere che un prodotto per vendere deve poter accontentare tutti i fans del genere i nostri non si possono esimere dal prodigarsi in un brano veloce, e che incarni tutti i clichè del power moderno: velocità e assoli a iosa nella minimale Wounds che richiama palesemente per ritmica (12/8), sound e assolo gli Helloween. Ma i Masterplan non sono una copia carbone e si trovano più a loro agio nei lidi massicci ed oscuri della cadenzata Headbanger's Ballroom. Il cd scorre bene con la ballata dalle tinte grigie After This War, la ruffiana Into The Arena, la sinistra Irreversal. La suite finale, che sfiora i 10 minuti, è un cantiere aperto: si inizia lentamente, parentesi di puro heavy metal prima del break neoclassico con assoli al fulmicotone e progressione in direzione di ritmi folli. Segue un rallentamento, una nuova accelerazione melodica prima della definitiva chiusura del cerchio. Una specie di Halloween o Keeper of the Seven Keys del nuovo millennio, con le dovute distanze.

Che dire? Niente di sensazionale, ma i Masterplan sono una power metal band diversa dalle altre. Più melanconici nelle melodie, volutamente meno altisonanti (o sboroni) tecnicamente nelle loro composizioni rispetto a tanti illustri colleghi, mi hanno regalato qualche buona ora di musica gradevole. Aeronautics lo ritengo un gran  bel prodotto.

Curiosità: a confermare la reputazione di nomade Uli Kush è stato buttato fuori anche dai Masterplan che aveva fondato e adesso ricomincia con i "Ride The Sky". Che passione!!!      

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