Quando il signor Wyatt se ne andò dai Soft Machine decise di fondare un nuovo complessino assieme a David Sinclair dei Caravan e un paio di altri bravi tipi.
Il nome del gruppo è un gioco di parole basato sulla traduzione di "soft machine" in francese: "machine molle". Certa gente non sa più cosa inventarsi. "O Caroline" apre il disco: una ballad non tremendamente originale, che si fa però perdonare con una melodia eccellente, un flauto e un pianoforte umili e sinceri, e la bella voce del barba. È la canzone-carina-che-rimane-in-testa, canzone che ogni buon disco possiede. Dopo "Instant Pussy", brano dissonante, letargico, e pieno di quei vocalismi disorientati tipici di Wyatt, c'è "Signed Curtain", il cui testo non dice altro che la parte di canzone che si sta suonando in quel momento: "this is the first verse... and this is the chorus, or maybe it's the bridge...". Sarebbe un semplice divertissement meta-musicale, se la melodia e l'arrangiamento al pianoforte non fossero magnifici. Il problema sta nel fatto che la seconda metà dell'album presenta brani ben strutturati e nel complesso assai godibili, soprattutto dopo aver mangiato strani francobolli con un disegno del buddha sopra, ma non esattamente essenziali o memorabili.
Dopo le artate e rovellanti acrìbie della stentorea "Part Of The Dance", si sviluppano infatti brani non proprio pedestri o barbosi, ma che sicuramente si barcamenano in traccheggianti dissonanze.
Per cui quattro stelle! Là!
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