A cinque anni di distanza dal primo Hell's Kitchen torna Maxim con Fallen Angel, secondo album da solista per l'MC della band britannica The Prodigy. Rispetto al primo esperimento, ci si trova di fronte ad un album decisamente più rock, in cui le chitarre si fanno più presenti nella trama elettronica costituita su di un compatto muro di sintetizzatori, ed un tentativo più marcato di spostarsi dalla club/dance-elettronica verso sonorità più black.

È proprio la chitarra del riff portante di 'Nouveau Riche' ad introdurci nell'opera. Cantata interamente dallo stesso Maxim (la cui voce filtrata risulta più chiara e meno graffiante rispetto a quella conosciuta attraverso i dischi dei The Prodigy), la canzone suona come una sorta di glam-rock anni '70 remixato in chiave elettro-pop, sorretta da un ritornello/tormentone e nulla più. La successiva 'I Don't Care', singolo di lancio più che discreto, ritorna verso territori già ampiamente esplorati col precedente Hell's Kitchen, come del resto fanno anche le successive 'Violator', 'Fallen Angel' e 'Temptation'. Tutte le canzoni giocano sul dualismo voce maschile (filtrata e spesso distorta)/femminile (melodica), meccanismo che stanca quasi subito e induce l'ascoltatore all'utilizzo della funzione skip del lettore. 'Trouble Shoota' è lo strumentale inserito nell'album, ed è forse la traccia più convincente, con il suo groove incalzante e la sua ripetitività ossessiva. Le restanti tracce continuano a puntare verso l'hip-hop, ma come già accadeva per il precedente lavoro solista, risultano più un riempitivo per raggiungere un numero congruo di brani per pubblicare un intero album invece di un ep.

Nonostante la qualità della produzione, il contenuto di questo Fallen Angel risulta molto più confusionario di Hell's Kitchen, e sicuramente inferiore a quest'ultimo. Ciò di cui si sente più la mancanza è la presenza di un singolo-traino convincente come lo era stata 'Carmen Queasy'.

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