Se solo Lei mi amasse.

Il suo scialle è una soffice nebbia che le affusola le forme, per orecchini i piccoli globi giallo-ocra dei lampioni sul lungofiume, i suoi sguardi colgono di sorpresa come penetranti brezzoline alla svolta di vicoli sperduti e la sua voce è misteriosa e sghemba come i vapori di una notturna psichedelìa che deformano i nomi delle cose.

Anche solo per una sera. Vorrei che la città mi amasse.

Lei ti prende sottobraccio: risoluta e senza rimpianti. Una scarpinata acid-rock per le vie, l’eco furibonda dei passi sul porfido e il ritmo incalzante di un cuore drum’n’bass scosso da violenti brividi Sonic Youth.

Una glossolalia di donna zampilla nel sottotesto del sound, una Fata Morgana che colma la distanza tra la Fraser e la Sandoval e che srotola festoni viola-scuro dai campanili avvolti dalla foschia.

Ma la città improvvisamente si ferma. Sospesa, trasognata, strizza gli occhi pensando agli amori perduti e le rughe rivelatrici che corrono lungo i muri fluttuano in irregolari riverberi elettrici.

Una lugubre trenodìa al pianoforte affonda in un rumorismo sordo e cavernoso, quasi teutonico, in cui le chiome corvine dei Mazzy Star sono scompigliate da furiose carezze faustiane.

Lei è capricciosa, inafferrabile, le anche ondeggiano sul flusso e riflusso di una sofisticata tromba da night club di classe. Bizzarro incrocio tra algido dream-pop e seducente jazz, Lei fa perdere la testa.

E finalmente Fata Morgana prende coraggio e sgrana le parole una dopo l’altra come pietre d’ametista. Lei ci apre il cuore. Ma ciò che un attimo prima era una confessione al chiaro di luna, si trasforma in un battito di ciglia in una scenata degna dei Bardo Pond più crudi. Lei non dà punti di riferimento.

Ora cinguetta felice e leggera burlandosi di me. In quel “Tu mi ami, non è vero?” c’è tutta la sicurezza della sua vanità appagata in cui lo sguardo luccica soddisfatto e il sangue và alla testa pompato da percussioni tribali.

Ma ancora il profumo irresistibile di quella tromba. E Lei mi lascia improvvisamente fra rintocchi di campane, squittii elettronici e svolazzi astratti, come una gran signora, come una gran puttana.

E mentre torno a casa, stanco e stordito, mi illudo che non è ancora finita, che la prossima volta sarà mia.

Se solo Lei mi amasse.

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