E’ affascinante .
Immaginare, ma anche speculare su quali nuovi universi musicali sarebbe planata quella astronave,
se Ian McDonald e Michel Giles non avessero lasciato così maleducatamente ( screanzati! ) i King Crimson, nel bel mezzo di quella tournée in quel dicembre del ‘69.
Ma poi è sempre la stessa storia.
Cosa sarebbero stati gli Stones se Brian Jones non si fosse tuffato quella sera in quella piscina, io poi da sempre ho una curiosità morbosa sui miei ( primi ) Roxy Music .
Su quel futuro così sperimentalmente retrò, smorzato così sul più bello con la dipartita di Brian Eno.
E mi sono anche chiesto se quel crooner talentuoso di Ferry, carismatico si ma spesso con quei completi da Festival di Castrocaro Terme, che ne so cosa sarebbe successo se quella astronave glam non si fosse schiantata anzitempo su quei crateri di Marina di Bibbona.
Se quel forever young sempre vestito di bianco come il Morandi nostrano, si fosse beccato, ma che ne so anche un mite ma cronico herpes gengivale, ma solo per tenerlo a riposo per qualche...Atlantic Year(s).
Rientriamo però su quei due bellimbusti di Ian McDonald e Michel Giles, che nella copertina del loro unico ed omonimo album, distribuito nel ‘70 dalla Island Records, si fanno ritrarre nel loro tratto più intimo e naturale,.
A passeggio con le loro rispettive donzelle, in un sottobosco melò colorato di un rosa surreale, nell’aria appena filtrata da essenze di quel Dna di sinistra crimsoniana memoria.
Ma solo a livello di copertina, quanto siamo distanti da quella convulsione di quell’artista schizoide del 21 secolo.
Dopo la separazione della band nel 1970, Mc Donald e Fripp si sono divisi i brani che avevano scritto ed avevano esibito in quel tour con i Crimson ed ognuno ha realizzato i propri album.
Ma ascoltando "In the Wake of Poseidon" e subito dopo "McDonald & Giles", si potrebbe immaginare un altro grande secondo album dei King Crimson se McDonald e Giles fossero rimasti con la band?
Sicuramente, un punto forte di "McDonald & Giles" è la coesione tra arpeggio e ritmica, le battiture sono fulmini a ciel sereno, ci sono delle sezioni ritmiche che ti entrano in testa e fanno fatica a uscirne, la batteria distintiva di Giles è un hype di questo album . Avrebbe anche suonato la batteria come turnista nel secondo album dei Crimson e quindi ritorna il tormentone; cosa sarebbe stato "In the Wake of Poseidon" con quei tamburi tra i più robusti e funky del prog, che arrivarono anche a illuminare persino la street culture dei Beastie Boys, campionati nella loro “Body Movin”.
Ma poi perché ricordare in continuazione quella fantastica e sinistra ombra schizoide, quella altissima eterea sacralità e non godersi questa pastorale passeggiata nel Bosco Altro ed in compagnia di due fantastiche fanciulle.
Il tramonto è ancora lontano e la passeggiata si apre con l’epopea in più parti “Suite in C “, una incursione elegante in territori prog rock rigorosamente british, tra reminiscenze ed amori giovanili per “Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band”, con una dolce promiscuità di quella folle folkadelia di Pentangle, Incredible String Band e Fairport Convention.
Passo dopo passo, fanciulla nella mano ed il nano schizoide nel cassetto, per arrivare come prossima meta fino alle pendici degli Elysian Fields, tra quel dream folk che si insinua in atmosfere sempre più alte e rarefatte.
Poi abbiamo quel volo di Icarus, in “ Flight of the Ibis” che si specchia come un cigno nella struggente e cadenzata ballata crimsoniana di “Cadence & Cascade", ma non si scivola sul tormentone e come in tutte le cose pesanti che si incontrano nel giron di nostra vita si passa semplicemente attraverso, nell’ intimità spettacolare del canto di Giles che mi permettano, in un attimo spinge fuori dalla porta tutta quella potente intensità vocale di Greg Lake. Ma poi l’Ibis sarebbe il cugino di secondo grado del dio egizio Thoth, ovvero quel simbolo di resurrezione e di rinascita, forse a significare la nascita di un nuovo linguaggio musicale che si trova nell'album, forse...
Le capacità del compianto Mc Donald , da poco mancato, come polistrumentista e compositore erano ormai consolidate, il notevole fascino del disco deriva dalla diversa direzione presa dal duo.
Ci sono delle armonie vocali, presenti nel lato B “Birdman” che ricordano più il seminale “Giles, Giles e Fripp”, quel suono espanso depurato dalle oscurità del mellotron e arricchito da sezioni complete di archi e ottoni, special guest quel pianoforte di Steve Winwood, che stava registrando sempre in quel periodo con i Traffic negli Island Studios.
Il suono dell'assolo d'organo nella sezione "Turnham Green" dell'apertura dell'album "Suite in C" sarebbe immediatamente familiare a chiunque avesse ascoltato l'album "John Barleycorn Must Die" pubblicato nel luglio 1970 e l'album nel complesso si può dire che aveva un aspetto gentile, malinconico, autunnale come la copertina illuminante .
E poi, infine, questo McDonald and Giles" potrebbe essere uno dei segreti musicali meglio custoditi degli anni 70...
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