Sentire gli attuali Meganoidi e ricordarsi di quelli vecchi, in camicia bianca e cravatta nera, tuonare contro le forze del male della municipale, spiazzerebbe qualsiasi ascoltatore. Ci si sente ancora più spiazzati, quando si scopre che, pure ai concerti, i vecchi pezzi tipo "Meganoidi" "Supereroi vs Municipale" e "King of Ska", che hanno dato gloria e popolarità al gruppo genovese, non vengono neppure riproposti.

Con "Outside The Loop Stupendo Sensation" si è assistito a una prima svolta: il distacco dalle sonorità ska c'era ma preferiva non essere netto. L'EP "And Then We Met Impero" ha segnato la svolta verso questo rock cupo, un rock che sembra indagarsi e trovare nuove strade man mano che viene suonato. Non c'era da aspettarsi altro che "Granvanoeli", terzo studio-album della band che prosegue la via tracciata dall' EP precedente.La particolarità di questo disco, e delle sue canzoni, è che non c'è niente che possa strizzare l'occhio a qualcosa di orecchiabile e facilmente cantabile o ballabile; la struttura classica "verso-ritornello-verso" non è sempre presente, ogni pezzo ha una storia a sé. Prendiamo ad esempio la prima track, intitolata "At Dusk": si apre con un riff di chitarra prolungato che crea subito l'atmosfera cupa e riflessiva del disco, lo spazio è poi lasciato alla voce di Davide (potente e rassegnata a seconda di ciò che richiede il suono) e dopo un attimo di silenzio, si riprende fino a chiusura della canzone con un pezzo interamente strumentale.

L'altra particolarità, che si nota fin da subito, è il ruolo dei fiati: prima trascinatori e creatori del ritmo, adesso nobili comprimari che dipingono al meglio l'atmosfera del disco."Dai Pozzi" è il primo singolo dell'album: il suo petrolio che distrugge, scende e sommerge macerie, suona come la descrizione di una catastrofe moderna. "Anche Senza Bere" e "2:16" definiscono ancora di più questa apocalisse, gli strumenti esplodono nel primo pezzo così come la voce di Davide nel secondo. Il resto scorre in maniera simile con la chitarra che scandisce un colpo dietro l'altro arrivando alla disillusione de "L'approdo", un arpeggio martellante, una rassegnazione per qualcosa che è aspettato, viene cercato ma non viene trovato: "Amai solo quel che era già stato, quello che fu, per anni navigai verso un approdo che non c'è più". L'approdo di questo disco è invece la title-track "Granvanoeli", pezzo dai toni più rilassati. Citando quest'ultima canzone mi verrebbe proprio da dire "It doesn't matter anymore": non importa chi erano i Meganoidi, importa solo chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dall'atmosfera di quest'album; importa avere qualcosa da dire, e loro ce l'hanno, anche se non con i toni scanzonati di "Supereroi vs Municipale".

"Granvanoeli" è un album coraggioso, un album che chiede di essere ascoltato più volte e anche un po' di rifletterci sopra, e, se permettete, non è poco in un tempo dove molte volte anche la musica sembra diventare un oggetto di pronto consumo. Inoltre, se penso al fatto che da anni i Meganoidi applicano un prezzo politico ai loro CD e attraverso la loro etichetta, la Green Fog Records supportano e promuovono nuove band...non posso far altro che apprezzarli.

Elenco tracce e video

01   At Dusk (05:21)

02   The Millstone (03:50)

03   Dai pozzi (03:09)

04   Anche senza bere (03:35)

05   02:16 (04:38)

06   Quest'inverno (05:22)

07   Ten Black Rivers (02:54)

08   Nine Times Out of Ten (03:09)

09   Un approdo (04:21)

10   Granvanoeli (02:11)

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