Facendo due rapidi calcoli ci rendiamo conto che ci troviamo tra le mani un nuovo disco interamente composto dai Mekong Delta a ben tredici anni di distanza da "Visions Fugitives". Infatti nel frattempo abbiamo potuto ascoltare, nel 1996, "Pictures At An Exhibition" (composizioni di Modest Mussorgski arrangiate per gruppo e orchestra) e, nel 2005, dopo un lungo silenzio, la raccolta "The Principle Of Doubt (Ambitions)".
Quindi il momento è importante, perché - come certamente sapranno coloro i quali fanno parte del mondo metallico da una ventina d'anni e quindi non hanno iniziato a seguire il genere solo dopo la sua evoluzione "new" - siamo al cospetto di un nome storico per la rilevanza musicale manifestata. Dovendo descrivere quella che è stata sinora la proiezione stilistica messa in essere dalla band tedesca, da sempre guidata da Ralph Hubert, possiamo parlare di un sound che fonda le proprie radici nel thrash tecnico (di provenienza tanto statunitense quanto teutonica), di impostazione progressive e con un evidente sostrato di matrice classica (da intendersi sia come musica classica, che, in parte, metal classico). Il tutto accoppiato con una scrittura "challenging" e un gusto melodico, che non diventa mai palesemente orecchiabile, quanto piuttosto epico e barocco.
"Lurking Fear" è opera articolata e che risponde alle caratteristiche sopra descritte, con un tocco a volte filmico e a volte grandioso (in ciò ricordando i Sabbat di "Mourning Has Broken", il loro ultimo lavoro, quella senza Martin Walkyier alla voce). A fronte di tale descrizione, che potrebbe indurre nell'ascoltatore pensieri di garanzia circa la bravura strumentale e le capacità creative, ma al tempo stesso far ipotizzare una certa prevedibilità, la grandezza assoluta di Mekong Delta sta nel fatto che le dieci canzoni (tra cui tre rifacimenti di brani classici, oltre al tema di "Guerre Stellari") non offrono mai punti di riferimento sicuri, affidandosi a strutture costantemente mutevoli, nei riff (serrati e appesantiti) quanto nelle parti ritmiche (il drumming di Uli Kusch - Gamma Ray, Helloween, Masterplan, ecc. - è eccellente), intricate ed elaborate, ma pienamente usufruibili. Tra passaggi dal sapore sinfonico, altri atmosferici e lunghe partiture in costante progressione/aggressione si assiste alla materializzazione di un album molto bello, per sapienza applicata e per feeling.
Non convenzionali, atipici e alienanti.
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