Maturità: perché vedo l'autostima come un ostacolo al rapporto con gli altri? Il piacere viene prima del dovere, piacere è un dovere, devi essere dolce e profumato per apparire più forte; grosso, largo, lungo, ogni cosa deve essere accuratamente misurata e valutata, odio la gente! Sì, le persone sono una perdita di tempo, come lo zucchero. Dolce, melodioso, garbato, raffinato, misterioso gentiluomo; sfracellami le orecchie con frequenze aliene; pennello, colore, trapano, la luce è buio, spediscimi una lettera scritta da un automa, stupiscimi, sconvolgimi, ROSSO, rosso è il colore dell'autostima. Successo, maturità, zucchero, Suzanne vuoi sposarmi? Sappi che so vendermi bene. Pubblicità, essere informati è il segreto del successo; devi mentire, farti male, essere pericoloso; non sono cresciuto, continuo a ferire chi mi sta accanto, azzurro, bianco; volo nelle nuvole, lontano, immerso nei miei pensieri, vicino. Le nuvole sono basse, più basse della mia autostima, hanno un sapore strano, sale. Zucchero, devi contrastare il tempo, il tempo è tuo amico, lo spazio tuo acerrimo nemico; lo spazio è grande, il tempo è brevissimo, uccidilo! Il tuo pensiero uccide, il mio vola. Rosso, rosso è il colore dello zucchero.

Libere associazioni di idee, oggetti che volano sconnessi.
Pensieri che ricorrono ma non si susseguono, qui la musica occupa lo spazio, non il tempo.
Psichedelia anarchica che fugge via su una pellicola da trentacinque millimetri. Non serve cercare un senso perché un senso non c'è. Emozioni, palpitazioni che fluttuano nell'aria, scariche elettriche dolorosissime, c'è un che di maestoso e bambinesco in questo film chiamato Tette, surreale e comprensibile, concreto e sfuggente, illogico. È un'opera impersonale, morbosamente piena di sé, imbarazzante.

Provo vergogna nell'immedesimarmi in questa musica, eppure fa parte di me.

I suoni e i concetti sono distorti e avvolti in una nebbia radioattiva. Le sensazioni sono dilatate ed amplificate, il contrasto cromatico è al massimo. Le sforbiciate abrasive delle chitarre di Donahue e Grasshopper sono gettate nel fango dal flauto di Thorpe. I rumori più cattivi sono anche quelli più infantili, succhiano il latte dalle mammelle. I coretti da asilo nido e i carillon di sottofondo assumono un aspetto minaccioso, ingombrante. Il sentimentalismo schizoide di Yerself Is Steam è qui portato ad estrema conseguenza, il risultato è un diamante grezzo, un universo di suoni imperfetto.
Tutto è eccessivo:

C'è solo una cosa, in Boces, che penso avremmo dovuto estendere maggiormente.

(parole e pensieri ispirati dalle incomprensibili note del libretto)

 

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