<< O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo. >>

Tra le figure storiche che hanno contribuito più di tutte a ridefinire i canoni del filone trap, il produttore Metro Boomin è quello che ha avuto il peso maggiore, dettando la via ad una svariata gamma di personaggi che oggi vantano lo status di superstar. Molti infatti sono le hit, i mixtape e gli album più famosi del genere che portano la sua firma. Una sorta di Rick Rubin dei sobborghi degradati di Atlanta.

A quattro anni di distanza dall'esordio "Not All Heroes Wear Capes", che con un'estrema caparbietà condensava gli stilemi trap che avevano spadronato nelle classifiche di quel periodo, lo storico produttore di Atlanta rilascia un secondo capitolo che, sin dalle prime battute, convince appieno, seppur con qualche riserva.

Non che la natura instrinsicamente riassuntiva sia variata, ma a differenza del primo capitolo, questo "Heroes & Villains" ne evita le divagazioni, cercando invece una maggior coesione, senza rinunciare però ad una trasversalità di fondo, che dona al progetto più sfaccettature. Le stesse strumentali si astengono dal consueto minimalismo statico per abbracciare un maggior numero di digressioni, che rendono così l'ascolto più dinamico. Dunque ai soliti rullanti asettici e le linee di basso distorte, si aggiungono synth acidissimi e un'attenta selecta di sample (piano e archi sempre presenti). Atmosfere noir dal sapore cinematografico, perfette per uno dei tanti deliri allucinati di Refn.

Ospiti di questa lussuosa kermesse il solito giro di collaboratori, superstar note (Travis Scott, Future, Young Thug, Don Toliver, Gunna, The Weeknd) che, con le loro performance, aggiungono ben poco al loro nutrito catalogo. Dunque un progetto che trova il suo spazio in una (gradita) comfort-zone, ma che non sembra volersi aprire ad un numero più grande di contaminazioni. Insomma, l'ennesima conferma di un grande talento che ha contribuito più di tutti a definire il suono trap, ma che ancora non riesce a trovare il coraggio di cimentarsi in qualcosa di più ardito e ambizioso, che differisca dai consueti canoni, per esplorare lidi pop ignoti.

Per ora dunque, un ritorno gradito.

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