Farabola, l'album di debutto del trio toscano Metropol Parasol, si apre con un energico I.N.N.O.: un grido di liberazione tra frammenti di immagini del passato. Il brano identifica la parte più rock della band, costituita da un'atipica formazione per il genere: basso distorto, batteria e voce. Senza l'ausilio delle chitarre, il suono che ne esce è compatto e potente, e assieme al cantato in italiano li accomuna e avvicina a quella scena emo core che negli ultimi anni sta prendendo piede nel nostro paese. I testi in italiano spesso narrano di immagini o ricordi personali, corredati dal suono massiccio della band, così come si può sentire nei brani migliori del disco come Onde o Emilio.

Dall'altra parte però i Metropol Parasol dimostrano anche di avere un suono più morbido, fatto con l'ausilio di sintetizzatori e beat elettronici, un aspetto più pop come si può sentire nella cover di Garrincha di Karoshi o in Millenovecentonovantasei (Ondina). Pur restando più convincenti nel loro aspetto rock, questi brani sono utili a spezzare il ritmo del disco e a donare respiro all'insieme dell'opera. Farabola è dunque un ottimo biglietto da visita dei Metropol Parasol che per la sua brevità e concisione si lascia piacevolmente ascoltare e garantisce ottime prospettive per le future prove del gruppo.

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