Timidi bagliori di luce baiadera aprivano filati di gemme tra quel nerofumo sottile del cielo di Manchester. Avevano sussurrato a Richard di non dormire per una notte, per mostrare quel viso cosi frastornato di vita, ma non sapevano che ormai non dormiva da settimane ; quella ripresa dall’alto, quel brulicare di corpi metropolitani in fuga dal nulla, quel geometrico close up sul viso di Ashcroft triste e scavato come il Cristo di Caviezel.

Evangelico e blasfemo,

attraverso quell’eterno marciapiede

e sul punto di scambio di quel binario,

teatro di civile sobrietà.

In filodiffusione partiva quell’arrangiamento di archi e ottoni, tra le movenze fiabesche di una sinfonia dolce amara di cotanta discussa paternità e che richiamava però così bene quella Andrew Oldham Orchestra. In quegli anni 90 e nell’innocenza di quella musica, la provocazione germinale di Richard Ashcroft e dei suoi Verve, in quella canzone solo troppo famosa, aveva seminato i primi arbusti selvatici e fiori del male nel giardino dorato di Jarvis Cocker. In quello sguardo di Ashcroft perso nell’orizzonte e icona dello smarrimento, di un’anima in collisione con la sua dolce amara metà, quel siderale viaggio cosmico dove dopo anni luce, nel cuore della galassia veniva ritrovato il bozzolo originario, punto di sutura, solitario e recluso dentro quel profondo canyon di disperazione.

Tira una brezza inquieta e dolce amara in questa pagina, effettivamente la cosa strana è che poi si sta parlando non di doom metal, ma di brit pop.

Ecco, ma siamo sicuri che stiamo parlando di brit pop?

Chiedo, perché l’ artwork di questo “The Magical World Of The Strands“, rilanciato dalla Megaphone come gioiello sommerso di quegli anni, richiama invece incredibilmente quell’estate acida del ‘67 e molte canzoni nello stile ricordano quella brezza dolce amara di Forever Changes adagiata nel luminoso guitar pop dei Pale Fountains.

In un mondo migliore sarebbero state probabilmente hit leggendarie , queste gemme intense e malinconiche degne di Byrds e Love .

E allora lasciamo che quello sfavillio sfavillante dei caratteri sixties di quella cover ci conduca verso l’ignoto, attraverso un balzo mortale all’indietro di un quarto di secolo, doucement planando ( e vorrei vedere) su un altro iconico close up.

Tra quelle rughe scavate dalle insidie del vento della baia di Los Angeles nel 1967, con Sir Arthur Lee che cercando di dare un senso al mondo mentre girava vorticosamente fuori dal controllo delle sue orbite , cantava in "The Red Telephone"

La vita continua qui giorno dopo giorno",

"Non so se sto vivendo / O se sto supponendo di farlo

A volte la mia vita è così inquietante."

Arthur Lee ha sempre espresso ammirazione per il talento di Micky Head, fino ad incontrare la sua band in splendide esibizioni live (documentate in un album del 2000 “Shack accompany Arthur Lee”)

Cosa sarebbero stati i Nineties, il Brit Pop, quelle adorabili frangette dei fratelli Gallagher, se Michael Head avesse solo voluto addobbare con quel talento la sua arte di un solo tocco di lirico melodramma in più, regalare qualche timido bagliore arrivando ad adombrare per un attimo anche quella Sua regale & dannata anima romantica.

Ma poi quelle sue canzoni , sarebbero state ancora delle gemme così preziose?

Anche se a lui tutto questo poteva importare veramente poco, sempre inerzialmente pronto a rialzarsi da sciagure imminenti e lesto come una lepre a rincorrere delicate trame elisabettiane tra intermezzi di dolce foschia allucinogena. Nel 1998 i paladini del britpop si apprestavano a cavalcare il viale del tramonto, le corone di Liam Gallagher e di Coxon stavano iniziando ad affogare nei boccali della Guinness e con This Is Hardcore iniziavano a scorrere nella penombra i titoli di coda.

Dalla cima della sua collina e da quella nebbia fittissima, The Magical World of the Strands simboleggiava perfettamente visioni febbrili di crisi di fine secolo ma con forza si aggrappava a quel timido germoglio di versi strappati dalle nudità di quelle rupi. Una grazia laboriosa ed artigianale per un album che sapeva nascondere ancora imperscrutabili segreti dopo miriadi di ascolti, una passione antica che rifioriva da quell’infrangersi di sogni, desideri di santa redenzione presto macchiati da novella e gaudente perdizione. E quello strano oggetto del desiderio di Micky Head, oggetto dell’ adorazione degli Stone Roses “ I don't need to sell my soul; He's already in me “ , idolatrato dai fratellini Gallagher in estasi sulle improvvisazioni acustiche degli Shack.

In balia di quello strano oggetto di culto riservato, invisibile come un clochard sopito ai bordi del Pont Neuf, impermeabile a ogni forma umana di edonismo e inevitabilmente perso tra storie di sfiga, di droga e recluso in quel “canyon di disperazione mentale ”, ad ovest della baia di Los Angeles e dall’altro capo transoceanico di quella bollente linea telefonica rossa.

L’arte della dissolvenza come divino rimedio alle sfuriate della vita, quelle sparizioni necessarie tra “ seta e anfetamine “.

Perché a Micky è veramente successo di tutto, e per un gioco del destino il suo talento di cristallo non si è mai frantumato tra i fragori della vita ed è sempre rimasto intatto, e sconosciuto. Nei primi anni ‘80 il culto era già online con la creazione dei Pale Fountains, insieme al suo miglior amico Chris Mc Caffrey, un album d’esordio “ Pacific Street “ con recensioni entusiastiche ma zero titoli, poi i Paley scomparvero quasi subito tra fumi di eroina.

Poi la seconda formazione degli “ Shack” e quell’album “ Waterpistol “ con quella storia che non potrebbe essere stata sceneggiata meglio dai fratelli Cohen . Dopo due anni di difficoltà dovuti alla precaria situazione di salute di Micky e di altri membri della band, sul punto di pubblicare l’album, tutti quei masters tape dalla genesi così sofferta vengono inceneriti mentre l’intera sala di registrazione va in fiamme. In effetti è assurdo che tutti i demo di un album che sarà denominato Waterpistol, possano finire inceneriti tra le fiamme . Ed il destino beffardo difatti deciderà di salvare dall’oblio un nastro rimasto intatto, nella valigia del producer che ne aveva portato a casa una copia la sera prima. Ma il calvario e la penitenza per Micky sarebbero stati ancora lunghi , perché come niente fosse , in un viaggio negli States il producer dimentica il demo nel retro di un’auto noleggiata . Passa ancora un anno dal ritrovamento del nastro ma quando le cose sembrano andare a posto l’etichetta discografica ( la famosissima Ghetto Records) fallisce ed il lancio promozionale vede la luce solo 4 anni dopo, peccato che nel frattempo la band si era già sciolta e Micky aveva da poco iniziato quella relazione pericolosa con un’amica, una certa “Molly”. Solo quindi nel 1995 la Marine Records, un'etichetta tedesca indipendente specializzata in pubblicazioni di musicisti britannici lanciava una ciambella di salvataggio ai nostri eroi, l’album ricevette anche alcune recensioni entusiastiche, ma l’accoglienza complessivamente fu freddina. Nel 1999 quindi proprio in fin de siècle , NME affermò che al netto di quella tragedia greco romana , “ Waterpistol “ avrebbe potuto essere un album adatto ad ispirare una generazione".

E sempre doucement, passo dopo passo si arriva infine ad un palmo di naso da quella malandata porta, che conduce in quello scantinato di gemme perdute, in quel magico mondo di filati pregiati, descritto nella copertina dell’album. E allora munitevi di un deodorante di ultima generazione ed eventualmente anche di un possente estintore o quanto meno di un bazooka ad acqua, visti i precedenti. Ed all’apertura di quella porta, pervasi da adorabili aromi di secolari muffe , potreste ritrovare di tutto, cimeli smarriti e dimenticati, uno stivale texano appartenuto ad Arthur Lee, una ciocca di capelli ancora lucente di Gene Clark, una traballante dentiera di Jarvis Coker.

Oppure nulla di tutto ciò, ma semplicemente un vecchio telefono rosso, senza fili, con una voce misteriosa che pare fuoriuscire da quella cornetta impolverata, che pare nell’ultimo suo sospiro pregarti di non consumare il tempo, di non consumare in effetti nulla, perché non è giusto, perché il tempo sta per essere arrestato e stanno per gettare via la chiave …

to be continued...

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