Per Michael Hedges, stratosferico chitarrista dell'Oklahoma, l'album d'esordio del 1981 si compone di undici brevi brani strumentali in cui egli dà sfogo alla sua bravura alla chitarra acustica, sia in termini di tecnica esecutiva che per il felice brio compositivo.

Album registrato "in diretta" in studio, su sole 2 piste e senza sovraincisioni. E diversi gli stili impiegati negli undici brani, tanto che si può parlare di eclettismo a proposito di questo album: si va dalle tracce veloci e ritmate (per esempio "Layover" o "The Funky Avocado") a quelle meditative ("The Happy Couple", "Baby Toes") a quelle campestri e bucoliche che fanno fede al titolo dell'album ("Eleven Small Roaches", "The Unexpected Visitor"); protagonista assoluta la chitarra acustica, cui si aggiungono in tre brani il basso fretless, suonato da Michael Manring e, nell'ultimo, il pianoforte di George Winston.

C'è spazio anche per una sorta di astrattismo sonoro nella title-track, che per un momento proietta l'album su dimensioni espressioniste: ma in generale prevale la cantabilità dei temi, la piacevolezza delle combinazioni ritmiche e armoniche, il gusto tutto particolare dell'americano nel costruire una musica molto densa in una durata molto concentrata, e infatti l'album nel suo complesso dura appena 34 minuti.

Ma è la tecnica di Michael Hedges a meravigliare: accordature aperte, uso sapiente degli armonici, hammer on e pull off in quantità. Tra queste due ultime tecniche, la prima consiste nel percuotere una o più corde con la mano destra, sulla tastiera, in modo da farle risuonare senza pizzicarle (ok, state pensando a Eddie Van Halen, geniale virtuoso di questa tecnica ma sulla chitarra elettrica, mentre Hedges lo faceva sulla chitarra acustica, ed è più difficile); la seconda tecnica è il contrario della prima, poiché fa risuonare le corde pizzicandole sulla tastiera con la mano sinistra.

Solo alcuni esempi di un campionario di abilità molto esteso: ma ciò che conta è che con questo album e il successivo, il notevolissimo "Aerial Boundaries", Michael Hedges si è imposto come uno dei chitarristi più creativi e originali mai apparsi sulla scena.

Chi ama lo strumento a sei corde e si fosse fatto sfuggire questa musica, è avvisato.

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